Prendi sessanta robot, falli vivere assieme per 4 anni e... stai a guardare. Sapranno convivere? Impareranno qualcosa gli uni dagli altri? È quello che si aspetta un gruppo di scienziati inglesi.
Quello che devono imparare a fare, se ne sono capaci, è trasformare un'istruzione (schema in alto a destra) in un "pensiero" capace di operare delle scelte non necessariamente logiche (schema in basso a destra). |
Ogni tanto uno psicologo prende un "campione significativo" di persone, lo caccia in qualche situazione curiosa, impegnativa o imbarazzante e si mette comodo a osservarre che succede, come interagiscono i singoli individui e via dicendo (lo fanno anche gli autori tv, ma questa è un'altra storia). Serve a capire meglio le dinamiche del comportamento umano e non solo: esperimenti simili vengono infatti condotti anche sugli animali. Mai però prima d'ora si era pensato di fare lo stesso con i robot. Che avranno mai da dirsi o da imparare dei mucchi di ferraglia e circuiti? E invece qualcosa ci deve essere se un gruppo di studiosi dell'Albertay University di Dundee (Scozia) ha deciso di tenere sotto osservazione, per 4 anni, una colonia di sessanta micro-robot e vedere che succede.
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L'esperimento, unico nel suo genere, costerà 735 mila sterline (circa un milione di euro) e ne verrà fuori persino un sito web in stile reality show, aperto ai curiosi. I robot, suddivisi in gruppi, saranno programmati per interagire tra loro e scambiarsi informazioni. Gli scienziati credono che questi, come gli umani, siano capaci di copiare gli uni dagli altri e di modificare il loro comportamento nel tempo. Ciò alla lunga potrebbe produrre risultati imprevedibili. La sfida non è da poco, come ha spiegato alla Bbc il biologo teoretico John Crawford: «Una delle chiavi della ricerca è identificare e interpretare questi nuovi schemi di comportamento, come prova della nascita di una "cultura dei robot"».
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Certo, carpire le piccole variazioni comportamentali all'interno di una società di soli robot non sarà facile. Gli scienziati si sono attrezzati programmando l'esperimento in due tempi: prima faranno interagire i robot tra loro, poi miglioreranno le loro reti neurali per permettere loro di apprendere sempre di più. Così per alcuni mesi, fin quando si vedrà se i robot sono capaci di mettere in atto comportamenti che all'inizio dell'esperimento non "conoscevano", ossia che non facevano parte della loro programmazione. Se andrà a finire così, per la scienza sarà una grande vittoria. E anche per la fantascienza: dai Robot di Asimov ai "Modello 2" di Philip Dick fino alle macchine da guerra di Battlestar Galactica, troveranno un fondamento le storie di un futuro dove i robot pensano con la propria "testa".
(Notizia aggiornata al 3 maggio 2007)