Scienze

Gli hobbit sono esistiti per davvero

Arriva la conferma: l'homo floresiensis è una specie a sé.

Gli Hobbit potrebbero essere esistiti per davvero: alti poco più di un metro e da molti punti di vista del tutto simili a piccoli homo sapiens, vivevano nelle caverne dell'isola indonesiana di Flores.
Scoperti per la prima volta nel 2004, i resti dell'homo floresiensis avevano però lasciato qualche dubbio agli scienziati sulla reale esistenza di una nuova specie homo. Per alcuni studiosi, infatti, le ossa sarebbero potute appartenere a degli esseri umani malformati. Ma qualche tempo fa Caley Orr e i suoi colleghi del Dipartimento di Anatomia della Midwestern University, in Texas, hanno trovato nuove evidenze fossili che confermerebbero la morfologia dell'ominide e rivelerebbero nuove informazioni sulle sue origini e sul suo comportamento.

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Un piccolo cacciatore
L'homo floresiensis sarebbe vissuto circa 13.000 anni fa, quindi in contemporanea all'homo sapiens con il quale condivideva la posizione eretta, la padronanza del fuoco e la capacità di cacciare animali. A differenza dei nostri progenitori aveva però le braccia più lunghe delle gambe, un volto più schiacciato la fronte più alta. Insomma, assomigliava proprio agli Hobbit usciti dalla penna di J.R.R. Tolkien.
Dal punto di vista evolutivo l'homo floresiensis sembra un discendente molto prossimo dell'homo erectus. E in effetti secondo i ricercatori alcuni esemplari di homo erectus potrebbero essere arrivati, non è chiaro come, sull'isola indonesiana dando così origine a una nuova specie.
Ciò che non è ancora chiaro è se l'homo floresiensis si sia incrociato anche con l'homo sapiens, così come aveva fatto il Neanderthal tra 50.000 e 100.000 anni fa. Purtroppo, almeno per ora, i fossili in mano agli scienziati non consentono l'estrazione del DNA dell'homo floresiensis.

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Artigiani dalle mani goffe

“Abbiamo comunque chiarito, grazie ai nuovi ritrovamenti, che questa specie non è una deriva patologica dell'homo sapiens, ma una specie a sé, ancora tutta da scoprire” ha spiegato Tracy Kivell, paleoantropologa del Max Planck Institute. Particolarmente interessante sembra essere la capacità dell'homo floresiensis di costruire e utilizzare attrezzi in pietra: le sue mani e la sua capacità di impugnare gli oggetti erano decisamente primitive, ma nonostante questo aveva trovato il modo di crearsi utensili con cui andare a caccia e macellare gli animali.

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21 gennaio 2013 Franco Severo
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