Scienze

L'embrione uomo-bovino

Gli scienziati vogliono creare un embrione, in parte uomo e in parte bovino, per studiare lo sviluppo di alcune malattie degenerative come il morbo di Parkinson.

L'embrione uomo-bovino
Gli scienziati vogliono creare un embrione, in parte uomo e in parte bovino, per studiare lo sviluppo di alcune malattie degenerative, come il morbo di Parkinson.

Uno spermatozoo al microscopio.

Mezzo uomo e mezzo bovino? Non proprio. L’embrione che alcuni scienziati del Newcastle University e del Kings College di Londra, hanno in programma di creare, sarà al 99,9 per cento umano.

Tempo di ricerca
In realtà l’embrione di uomo bovino, più uomo che bovino, non avrà comunque la possibilità di svilupparsi, poiché non è previsto che sopravviva per più di cinque giorni. Giusto il tempo di dare agli scienziati la possibilità di fare ricerca sulle cellule staminali.
Il nuovo programma di ricerca, che ha suscitato numerose polemiche e dubbi di carattere etico e morale oltre che preoccupazione, servirà secondo i suoi promotori a capire meglio lo sviluppo di alcune malattie, attualmente considerate incurabili, come il morbo di Parkinson.

Una mucca senza geni
La pratica sembra un po’ da film di fantascienza: i ricercatori vogliono inserire il DNA umano in ovuli di mucca, da cui è stato rimosso tutto il materiale genetico. Usando ovuli bovini si risparmia, infatti, su quelli umani che sono molto complessi da ottenere (le donne di solito si devono sottoporre a un’operazione chirurgica). Questo permetterà agli scienziati, secondo i loro calcoli, di avere un embrione che è umano al 99,9 per cento.

Sarà solo una chimera?
L’embrione rientra nella categoria delle cosiddette “chimere”, ossia creature che contengono geneticamente due differenti gruppi di cellule, originati da due organismi diversi.
Ma lontani dall’idea di creare fenomeni da baraccone, mezzi uomini e mezzi animali, gli scienziati credono che lo studio di questi incroci genetici possa servire a trovare la cura per numerose malattie, come l’infertilità, le malattie degenerative e a capire meglio la biologia umana.

(Notizia aggiornata al 7 novembre 2006)

7 novembre 2006
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