Scienze

Kilauea, il vulcano più attivo del mondo

Dopo due anni di quiete il Kilauea torna a farsi minaccioso: vivere alle Hawaii ha il suo prezzo, come ben sanno gli abitanti della Big Island.

Dopo due anni di inattività, si fa risentire uno dei vulcani più spettacolari del mondo: dal 21 dicembre 2020 il Kilauea è tornato a dare spettacolo, nel modo che gli abitanti dell'isola grande di Hawaii, la Big Island, conoscono molto bene. Sul fondo del cratere chiamato, in lingua locale, Halemaumau, all'interno della caldera del vulcano, è apparso un lago di lava ribollente.
 
Il Kilauea è un vulcano a scudo che si innalza per circa 6.000 metri dal fondo del Pacifico. La parte emersa raggiunge i 1.200 metri sul livello del mare, ma la sua taglia, seppur ragguardevole, è poca cosa rispetto al vicino Mauna Loa, un altro vulcano a scudo - il più grande vulcano al mondo, con la cima a più di 9.200 metri dal fondo dell'oceano. La forma di questi edifici è detta a scudo perché i loro fianchi hanno inclinazione molto debole e, in sezione, hanno la forma di giganteschi scudi: il motivo di questa particolare geometria è la modalità eruttiva di questa tipologia di vulcani, quasi sempre marcata dall'emissione di colate di lava basaltica molto fluida e incandescenti fontane di lava. Al contrario, apparati come il Monte Fuji in Giappone o il Gran Cono del Vesuvio, devono la loro forma conica all'alternanza fra emissioni di lava ed eruzioni esplosive che sprigionano alte colonne eruttive di ceneri e pomici.
 
Qui sotto, un video dell'eruzione iniziata il 21 dicembre 2020.

Il Kilauea è anche uno dei vulcani più instancabili al mondo: la sua attività, nel corso di decine di migliaia di anni, ha accresciuto, lentamente e inesorabilmente, la superficie della Big Island, l'isola più meridionale - la più giovane e la più grande dell'arcipelago hawaiiano.
 
Tutto questo magma, che nel tempo ha creato una successione rettilinea di isole vulcaniche che si estendono in direzione nord-ovest, al centro del Pacifico settentrionale, viene da un punto caldo della Terra (hotspot, in inglese): una sorgente fissa di magma, attualmente localizzata nel mantello sotto la Big Island, che assicura un rifornimento costante ai due apparati attivi dell'isola, il Mauna Loa e il Kilauea.
 
Quest'ultimo è famoso tra i vulcanologi per aver dato luogo a un'eruzione da record, durata ben 35 anni, dal 3 gennaio 1983 a settembre del 2018: un evento naturale senza precedenti quanto a durata, a livello storico. Un evento anche ben rappresentato dalle cifre: 5 km cubi di lava basaltica emessi, 180 km quadrati di superficie inghiottiti dal fluido basaltico a 1.200 °C di temperatura, oltre a un migliaio di case distrutte e decine di chilometri di strade rese inagibili.

Centinaia gli scienziati richiamati in questi tre decenni e mezzo, da tutto il mondo, per osservare una varietà di fenomeni eruttivi senza precedenti: fontane di lava, colate di lava che raggiungevano l'oceano, tunnel lavici e due spettacolari laghi di lava, uno all'interno della caldera sommitale e uno a circa 18 km dalla zona sommitale, all'interno del cratere del Pu'u O'o, vulcano satellite nato sul fianco sud-orientale del Kilauea nel 1983 e cresciuto fino alla rispettabile altezza di 700 metri sul livello del mare grazie a una serie impressionante di episodi di fontane di lava alte anche centinaia di metri.
 
«La lunghissima eruzione del Kilauea ci ha insegnato che un vulcano basaltico può arrivare a eruttare a flusso continuo gran parte del magma che risale dal mantello, apparentemente senza che si fermi nelle camere magmatiche: si crea così un efflusso lavico stazionario che chiamiamo steady state», afferma Mauro Coltelli, Primo Ricercatore all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo.

Dopo 35 anni di eruzione quasi ininterrotta dal Pu'u O'o, il 3 maggio 2018 il lago di lava presente nel suo cratere si è prosciugato. Da quel momento e fino a settembre 2018 il centro dell'attività eruttiva si è spostato: il magma si è fatto strada in profondità fino a emergere in superficie non nella caldera sommitale, ma vicino alla costa sud-orientale dell'isola, in una zona residenziale chiamata Leilani Estates, nome che ha battezzato quella fase eruttiva. In quattro mesi, da maggio a settembre del 2018, la lava ha divorato, una dopo l'altra, 715 abitazioni, costringendo all'evacuazione una delle più numerose comunità dell'isola.

Qui sotto, un video dell'eruzione Leilani Estates.

«Durante questi 35 anni di eruzione», aggiunge Coltelli, «si sono alternate fasi con forte dinamica, come le fontane di lava del Pu'u O'o, a fasi caratterizzate da una quieta emissione di lava; mentre tutto ciò accadeva in superficie, in profondità si accumulavano, lentamente, quantità di magma che prima o poi dovevano risalire: la crosta sotto al Kilauea, così come lo stesso edificio vulcanico, non sono infatti in grado di ospitarne oltre un certo volume. In queste situazioni, più passa il tempo, maggiore sarà il volume immagazzinato sotto il vulcano e, quando il magma accumulato inizia a risalire, l'emissione può essere violenta e in zone del tutto imprevedibili, com'è accaduto nella fase finale di Leilani Estates.»
 
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L'AUTORE: Federico Pasquaré Mariotto, geologo, è Professore Associato di Comunicazione delle Emergenze Ambientali all'Università degli Studi dell'Insubria (Varese).

21 gennaio 2021 Federico Pasquaré Mariotto
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