Scienze

I nudisti della Patagonia: i Fuegini

Risolto l'enigma dei Fuegini, il popolo che viveva al freddo senza vestirsi: una variante genetica li aveva resi unici nella resistenza alle basse temperature. Ma poi si estinsero per le malattie importate dagli europei.

Se ne stanno spesso nudi all'aperto, o al massimo coperti da un pezzo di pelle gettato sopra le spalle... Così i viaggiatori europei parlavano dei Fuegini, antichi abitanti della Terra del Fuoco (la parte più meridionale del Sud America), un caso esemplare di popolazione adattata al freddo, poiché erano in grado di vivere in condizioni climatiche estreme senza un abbigliamento adeguato. La cosa impressionò anche Charles Darwin, che li descrisse nel suo libro The Descent of Man. Anzi, riportò a casa loro quattro di questi personaggi, che erano stati "importati" in Europa come fenomeni da baraccone, quando fece il suo celebre viaggio sul Beagle e sbarcò anche in Patagonia. Per lungo tempo i meccanismi della straordinaria resistenza al freddo dei Fuegini sono rimasti enigmatici.

Un fuegino Ona in una illustrazione dell'Ottocento.
Un fuegino Ona in una illustrazione dell'Ottocento. L'uomo è l'unico mammifero che si veste. Essendo glabro, il vestiario è un adattamento al freddo. I Fuegini invece potevano stare nudi grazie alla straordinaria efficienza con cui il loro corpo riusciva a usare il grasso bruno che, "bruciando", li scaldava. Anche noi se stiamo a -18 gradi senza vestiti, dopo qualche minuto possiamo utilizzare questo speciale grasso, ma con risultati molto modesti e per breve tempo. © Creative Commons

Uomini-stufa. Ora però in un articolo apparso su Scientific Reports i ricercatori Lucio Gnessi e Giorgio Manzi, dell'Università La Sapienza di Roma, hanno svelato l'arcano. In collaborazione con scienziati di diversi istituti sono riusciti a individuare due varianti genetiche che servivano ai Fuegini per utilizzare al meglio il cosiddetto grasso bruno, che attivava una sorta di "stufetta" interna in grado di sfidare temperature esterne proibitive. La scoperta ha implicazioni importanti nello studio degli adattamenti che hanno permesso alla nostra specie di occupare anche le aree più fredde del pianeta. E forse può anche spiegare l'adattamento al freddo dell'uomo di Neanderthal. Oggi i Fuegini sono praticamente estinti, dopo essere stati falciati dalle malattie importate dai coloni, e la valutazione genetica è stata quindi fatta a partire dalle loro ossa.

Grasso buono. «Abbiamo iniziato con lo studio di 12 scheletri di Fuegini adulti, maschi e femmine, conservati nel museo universitario Sergio Sergi di Roma, raccolti nel 1883 dall'esploratore Giacomo Bove», spiega Lucio Gnessi. «Stranamente mostravano una forte densità minerale ossea, e le ossa si presentavano spesse. Nei mammiferi che stanno al freddo, uomo compreso, ci si dovrebbe al contrario aspettare una fragilità ossea. Si sa da tempo che il tessuto adiposo detto grasso bruno è un tipo particolare di grasso che, in risposta alle basse temperature, produce calore e ha un effetto protettivo sullo scheletro. L'esposizione prolungata al freddo, però, lo riduce, e ciò ha conseguenze sullo scheletro. Si è infatti visto che, in laboratorio, topi privati del grasso bruno perdono massa ossea se esposti al freddo. Tuttavia, nonostante vivessero in un clima sfavorevole, la densità minerale ossea dei Fuegini era vicina a quella osservabile negli umani moderni delle zone temperate.

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Fuegini della tribù Ona portati in Europa per esibirli negli
Fuegini della tribù Ona portati in Europa per esibirli negli "zoo umani" con il consenso del governo cileno. Qui sono con uno degli organizzatori all'Esposizione Universale di Parigi del 1889. Anche il capitano del Beagle, Robert FitzRoy, in una delle sue esplorazioni, ne importò alcuni, riportandoli poi in Patagonia con il viaggio di Darwin. © Creative Commons

Anche noi europei moderni siamo in grado di attivare il grasso bruno: basta stare senza vestiti al freddo per una ventina di minuti e si accende un "calorifero" interno, ma con dei limiti. La particolarità unica dei Fugini è che potevano alzare di molto il loro termostato fisiologico. Per capire come, i ricercatori di Roma hanno interrogato le banche dati genetiche. «Oggi è possibile predire gli effetti potenziali di varianti genetiche molto piccole ricorrendo alla cosiddetta analisi in silico», spiega Gnessi: «questa sfrutta simulazioni matematiche tramite l'utilizzo di software sofisticati e algoritmi complessi. L'analisi in silico ha mostrato il legame tra le mutazioni genetiche dei Fuegini e l'accumulo e l'attivazione del grasso bruno che permetteva loro di stare praticamente nudi a basse temperature.»

In particolare, tra Fuegini e altre popolazioni che devono coprirsi nei climi freddi ci sono differenze significative nella frequenza della variante rs190771160 della proteina HOXC4, un gene coinvolto proprio nella differenziazione del grasso bruno. La variante aumenta l'espressione di HOXC4 e spiega il maggiore accumulo di grasso bruno, l'estrema resistenza al freddo dei Fuegini e la protezione contro i danni alle loro ossa.

9 gennaio 2022 Franco Capone
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