Qualcuno ha già paragonato l'evento a una "lobotomia nella memoria del Brasile": parliamo dell'incendio che qualche giorno fa ha devastato il Museo Nazionale del Brasile, il più antico e il più importante museo archeologico, etnologico e scientifico del Paese, fondato nel 1818.
catastrofe annunciata. Le fiamme, che fortunatamente non hanno fatto vittime (l'edificio era in quel momento chiuso al pubblico), si sono portate via il 90% delle collezioni conservate nella struttura: 20 milioni di reperti finiti in cenere, il risultato di 200 anni di ricerche, un pezzo di storia delle creature - umane e non - che hanno popolato il Sud America.
In base alle prime testimonianze il museo, interessato da una carenza cronica di fondi, non aveva un impianto antincendio. Non si sa se i reperti fossero assicurati, e la poca acqua disponibile quando sono divampate le fiamme era quella di due vecchi estintori ormai inefficaci.
Perduta per sempre. Il museo ospitava Luzia, quello che si riteneva il più antico fossile umano delle Americhe: uno scheletro parziale, con tanto di cranio, appartenuto a una donna morta intorno ai 20 anni e vissuta 11.500 anni fa. Il reperto, così soprannominato in onore del fossile africano Lucy, era stato scoperto nel 1975 in una grotta dello stato brasiliano di Minas Gerais, per poi rimanere per 20 anni in una scatola metallica. Quindi, era stato descritto di nuovo ed esposto al pubblico.
Il fossile era considerato il fiore all'occhiello delle collezioni del museo, ed è andato distrutto nelle fiamme. «Luzia è una perdita senza precedenti per chiunque sia interessato alla civiltà» ha detto Paulo Knauss, direttore del museo. Il reperto è considerato dai ricercatori la prima vittima umana dell'incendio.
«Il museo era completamente abbandonato, lasciato a marcire nel disprezzo e nel disinteresse delle autorità pubbliche», ha detto a Science Walter Neves, ex professore dell'Università di San Paolo che per primo descrisse il reperto. « Sono in lutto».
Nel museo si trovava anche il Bendegó, il più grande meteorite di ferro mai ritrovato in Brasile. Il masso di 5.260 kg era stato rinvenuto nello Stato di Bahía nel 1784, da un ragazzo alla ricerca di una mucca dispersa.
Trasportarlo si era rivelato un'impresa: un tentativo di cambiargli posto nel 1785 aveva richiesto 20 coppie di buoi e si era concluso in un mezzo disastro. Il carro era finito fuori controllo e il meteorite era rotolato giù da una collina e finito nel letto di un torrente. In base alle informazioni che stanno circolando in queste ore, il meteorite si sarebbe salvato dalle fiamme, senza riportare danni importanti.
Dinosauri. La collezione di paleontologia del museo comprendeva diversi pterosauri, resti di altri animali preistorici del Sud America e la ricostruzione di uno scheletro di Maxakalisaurus, un erbivoro alto 13 metri vissuto 80 milioni di anni fa. La sala che lo ospitava era appena stata riaperta al pubblico, dopo un periodo di restauri perché la base del fossile era stata mangiata dalle termiti. In assenza di finanziamenti, il museo aveva provveduto alla sua ricostruzione grazie al crowdfunding.
Patrimonio nativo americano. Nella sezione greco-romana c'erano affreschi di Pompei scampati all'eruzione del Vesuvio del 79 d. C., ma le perdite più gravi, di reperti non presenti altrove, si registreranno forse nella parte archeologica dedicata ai manufatti precolombiani: 100 mila oggetti come urne funerarie, mummie andine, oggetti in tessuto, ceramiche.
Molti preziosi reperti provenivano direttamente dalla collezione dell'Imperatore Pedro II: la famiglia imperiale che abbandonò il Brasile dopo la proclamazione della Repubblica, nel 1889, aveva vissuto nel palazzo Paço de São Cristóvão, che fino a domenica ha ospitato il museo e che in epoca coloniale era stato la dimora della famiglia reale portoghese in Brasile.