Più sono grandi più sono lente e pesanti. È quello che hanno sempre pensato gli scienziati a proposito delle grandi città. Perché come un qualsiasi organismo vivente di grandi dimensioni, per esempio un elefante o una balena, i centri urbani più sono grandi più hanno bisogno di energia per svilupparsi e non possono farlo velocemente.
Ma oggi una nuova ricerca dell’università dell’Arizona, contraddice questa ipotesi "biologica". I ricercatori hanno analizzato lo sviluppo degli ultimi 150 anni di alcune grandi città americane, europee e cinesi, misurando il consumo di acqua e di altre risorse naturali, calcolando poi il tasso di sviluppo urbano: le infrastrutture, il benessere dei cittadini e la creatività (brevetti, investimenti, ricerca). Sorprendemente si sono accorti che, a differenza degli animali, le città più grandi sono più "vanno" velocemente. E nonostante siano appesantite da problemi gravosi come il traffico, l’inquinamento e la criminalità, riescono a produrre (lavoro, benessere e innovazioni) molto più di quel che consumano rinnovandosi molto in fretta.
Questo nuovo modello scientifico di analisi dello sviluppo urbano ha evidenziato un "comportamento" che non esiste a livello biologico e secondo gli scienziati servirà, a considerare le grandi città come una realtà esclusivamente umana, non paragonabile a nessun altro sistema naturale, cambiando allo stesso tempo la prospettiva sulle metropoli (dove ormai abita la metà della popolazione mondiale, ma la cifra è destinata a crescere): non più fonti di problemi, ma di soluzioni.