Scienze

Il Big One indonesiano

Una spaventosa quantità di energia accumulata nelle profondità del Pacifico minaccia Sumatra e tutto il sud est asiatico. Ecco cosa sta succedendo.

Per gli abitanti del'Indonesia e dei paesi che si affacciano sull'Oceano Indiano non è ancora il momento di dormire sonni tranquilli. Lo sostiene Kerry Sieh, professore del California Institute of Technology e direttore dell’Earth Observatory di Singapore.
Secondo Sieh la faglia di Sumatra sarebbe infatti ancora carica di una enorme quantità di energia accumulata negli ultimi secoli e potrebbe di conseguenza esplodere da un momento all'altro causando un sisma analogo a quello del 26 dicembre 2004, che provocò oltre 230.000 morti e uno degli tsunami più devastanti che la storia ricordi.

Cicli sismici
E il terremoto dello scorso 11 aprile (magnitudo 8.6) non ha fatto che rafforzare l'ipotesi di un Big One Indonesiano: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quest'ultima scossa e tutte le precedenti non sono un tentativo della faglia di scaricare pian piano l'energia accumlata. Potrebbero anzi destabilzzare improvvisamente il sistema scatenando la seconda, temuta catastrofe nel giro di pochi anni.
Eventi analoghi sono già successi nella stessa zona nel 1393 e nel 1450, quando l'Indonesia fu sconvolta da due mega terremoti a poco più di cinquant'anni uno dall'altro.
La ciclicità dei sismi in questa zona del Pacifico sarebbe provata anche dallo studio dei coralli e dei depositi di sabbia sul fondo del mare, che permettono di identificare con un buon grado di precisione gli spostamenti subiti nel corso dei secoli dal pavimento oceanico.
E anche la tecnologia sembra confermare le paure di Sieh e dei suoi colleghi: i rilevatori GPS posizionati in vari punti dell'indonesia stanno infatti rilevando le sensibili deformazioni che la placca indonesiana sta subendo proprio in questi anni.

No panic

La maggior preoccupazione degli scienziati è ora quella di provare a capire dove si manifesterà il prossimo scarico di energia della Sunda Megathrust, cioè la zona di contatto dove la placca Indo-australiana si immerge sotto quella Pacifica. Secondo i dati più recenti le aree maggiormente a rischio sarebbero Giava e la parte meridionale di Sumatra.
Ma anche il miglior sistema di allerta terremoto e tsunami non può funzionare se è supportato da un idoneo piano di protezione civile ed evacuazione della popolazione.
L'allarme tsunami lanciato lo scorso 11 aprile subito dopo il sisma ha infatti scatenato il panico tra gli abitanti delle zone colpite, che nel giro di poche decine di minuti si sono riversati sulle strade in direzione delle alture, provocando uno spaventoso ingorgo.
Per questo motivo alle porte di Padang, nella zona centro occidentale di Sumatra, nei prossimi anni potrebbero essere costruite delle alture artificiali a forma di piramide tronca il cui scopo sarebbe quello di offrire un riparo agli abitanti della città in caso di maremoto.

26 aprile 2012 Franco Severo
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