Scienze

Impoverimento dei terreni e carenza d'acqua: la California sta diventando come la Mesopotamia

In California le colture estensive stanno salinizzando e impoverendo i suoli come accadde in Mesopotamia dove intere comunità andarono in crisi. In Egitto invece...

Sognando California era il titolo di una famosa canzone degli anni Sessanta. Ma oggi dal punto di vista ambientale sembra che non ci sia più tanto da sognare: la California è la regione agricola più produttiva del mondo, ma a costo di un impatto ambientale troppo alto.

In particolare, è sotto accusa l'agricoltura "non sostenibile" della San Joaquin Valley, la regione agricola più redditizia degli Stati Uniti, dove le colture estensive hanno comportato la distruzione del 95 per cento delle zone umide originarie. Risultato: il progressivo inaridimento e la fine della naturale resilienza del territorio agli estremi climatici, inondazioni comprese.

L'uso intenso di pesticidi nella San Joaquin Valley ha contribuito anche all'inquinamento atmosferico e la regione è oggi fra le prime tre nella classifica americana della peggiore qualità dell'aria. L'eccessiva estrazione di acque sotterranee da parte di grandi società ha prosciugato migliaia di pozzi domestici e comunitari. La fertilizzazione massiva con i nitrati ha inquinato le falde acquifere. Il tutto, combinato con l'aumento della salinità del suolo creato dalla tecnica d'irrigazione a goccia, sta trasformando i terreni della San Joaquin Valley in un deserto. La situazione si può ancora recuperare? Secondo alcune ricerche, sì, tenendo presente le lezioni che può impartirci la Storia.

La Storia in aiuto. Con buona pace dei "tecnocrati" che puntano ad abolire le lezioni di storia nelle scuole, lo scienziato del clima Angel Fernandez-Bou - in un articolo su The Equation, edito da Union of Concerned Scientists - invita a fare tesoro del passato, prendendo in esame le due regioni in cui fiorirono le prime civiltà fondate sull'agricoltura. Cioè la Mesopotamia, dove circa 10mila anni fa vennero inventate le pratiche agricole e 4mila anni dopo comparve la scrittura cuneiforme a cura dei Sumeri, che nei primi loro scritti riportarono istruzioni di tecnica agricola. E la valle del Nilo, dove le pratiche agricole (e la scrittura) vennero avviate più o meno nello stesso periodo.

In particolare, la civiltà egizia, fiorita dopo l'unificazione dell'Alto e del Basso Egitto 5mila anni fa, duro più di 3mila anni, riuscendo a nutrire in modo autonomo parecchie milioni di persone. Entrambe le regioni, Mesopotamia e valle del Nilo, producevano grandi quantità di cereali per sostenere le loro popolazioni. I fiumi fornivano l'acqua necessaria per l'irrigazione, dato che non c'erano sufficienti precipitazioni atmosferiche.

In una illustrazione, la ricostruzione di uno shaduf il sistema adottato a partire dal II millennio a.C. dalle popolazioni egiziane per pescare pesci e per prendere acqua da fiumi e laghi.
In una illustrazione, la ricostruzione di uno shaduf il sistema adottato a partire dal II millennio a.C. dalle popolazioni egiziane per pescare pesci e per prendere acqua da fiumi e laghi. © Shutterstock

A forza di secchiate. A quel tempo, l'irrigazione dipendeva da uno strumento chiamato shaduf, composto da un secchio e da un peso dall'altro lato di una pertica fissata a un palo e che faceva da leva, con il quale si spostavano piccole quantità d'acqua a livelli più elevati del terreno.

In questo modo, le colture ricevevano solo l'acqua di cui avevano bisogno per crescere.

L'acqua veniva assorbita dalle piante e i sali naturali arrivati con essa rimanevano nel terreno vicino alle radici, minacciando alla lunga la stessa esistenza delle coltivazioni in suoli salinizzati. C'era però una notevole differenza ecologica tra le due regioni: il Nilo produceva inondazioni estive regolari che coprivano vaste pianure alluvionali e spazzavano via i sali d'irrigazione accumulati dai terreni coltivati. Quelle inondazioni stagionali, del tutto prevedibili, oltre a portare il fertile limo, ripulivano il suolo, evitando in Egitto l'accumulo di sali.

Fiumi pazzi. In Mesopotamia, le inondazioni del Tigri e dell'Eufrate erano invece imprevedibili e distruttive, il che non aiutava a eliminare i sali dal suolo; la rete di canali d'irrigazione faceva evaporare l'acqua concentrando ancora di più i sali naturali. Dopo decenni di utilizzo delle stesse tecniche irrigue di applicazione "misurata" dell'acqua (con lo shaduf), combinate con venti che spargevano ovunque la polvere salina, i suoli divenivano aridi e non più praticabili per l'agricoltura.

La conseguente crisi nella coltivazione dei cereali si traduceva nella difficoltà di sfamare il popolo e i guerrieri. Questo è stato il motivo strutturale per cui le grandi civiltà della Mesopotamia caddero una dopo l'altra davanti a tribù che venivano dalle montagne. Quelle tribù, inizialmente meno sviluppate, conquistavano la regione e spostavano la capitale in altro luogo con terreni privi di sale per riattivare l'agricoltura.

Quando una tribù dava vita a una nuova civiltà, usava le stesse tecniche d'irrigazione dei predecessori, cadendo nella trappola della non sostenibilità, e il ciclo ricominciava. A questo si deve l'alternanza in Mesopotamia di diverse civiltà nel corso di pochi millenni: Sumeri, Accadi, Ittiti, Assiri e Babilonesi. Al contrario, lungo il Nilo ci fu un'unica civiltà per oltre tre millenni. Le dinastie dei faraoni cambiavano nel tempo, ma ogni nuovo sovrano era o divenne un egiziano.

QUALE FUTURO? Questa lezione di storia indica che la situazione della California, assomiglia molto a quella della Mesopotamia. I suoli si impoveriscono anche a causa del turbo capitalismo: «Stiamo permettendo che le acque sotterranee (il nostro conto di risparmio idrico) si esauriscano per coltivare colture da reddito ai beneficio di società che usano l'agricoltura solo come fonte di denaro rapido per gli investitori», denuncia Fernandez-Bou. «È tristemente ironico che la regione agricola più ricca degli Stati Uniti abbia già uno dei più alti tassi di insicurezza alimentare tra i lavoratori agricoli.

La storia ci ha mostrato come le civiltà più potenti siano cadute perché hanno perso, a causa di cattive pratiche agricole, la naturale resilienza che permetteva loro di nutrire sempre la popolazione».

Il ricercatore prevede che molti agricoltori californiani dovranno ritirarsi per il crescente impoverimento dei terreni e carenza idrica. «Poiché l'acqua che esiste in California appartiene a tutti i californiani, come vogliamo che sia distribuita? Vogliamo darla alle multinazionali che la usano male? O agli agricoltori locali che contribuiscono alle economie circolari e si prendono cura della loro comunità? Dobbiamo riutilizzare come si deve circa un milione di acri di terreno coltivato affinché ci sia sostenibilità idrica se vogliamo che la California abbia ancora l'agricoltura in futuro».

22 luglio 2023 Franco Capone
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