Un suolo "pensante", capace di reagire attivamente rafforzandosi all'aumentare delle sollecitazioni: lo stanno mettendo a punto alcuni ricercatori britannici in un progetto che integra le potenzialità dei batteri con il mondo dell'architettura.
Ispirato da recenti ricerche su microbi in grado di riparare le crepe nel suolo, il gruppo di biodesigner ha iniziato a lavorare a batteri geneticamente modificati per produrre biocemento, ossia cemento di origine organica, in risposta ai cambiamenti di pressione percepiti.
Sotto pressione. Gli scienziati hanno coltivato un comune batterio dell'intestino umano in un surrogato di suolo (un campione di idrogel di forma cilindrica) che hanno sottoposto a pressioni pari a 10 volte quella percepita a livello del mare. Hanno così identificato 122 geni batterici che si sono attivati fino a 3 volte più del normale in risposta a cambiamenti di pressione.
Prove generali. Il team ha modificato i batteri in modo che questa attivazione facesse illuminare una proteina bioluminescente, e ha funzionato: maggiore era la pressione esercitata sul suolo, maggiore il brillio della proteina.
Il prossimo passo sarà sostituire i geni che fanno illuminare le proteine con geni che codifichino per il biocemento: si avrà allora un suolo "intelligente", capace di rispondere in modo autonomo alle sollecitazioni di pressione, mantenendo in sicurezza le fondamenta degli edifici.