Il terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito la Nuova Zelanda lo scorso 13 novembre ha sollevato il fondo del mare verso l'alto per oltre due metri, al punto che lungo la costa è emerso, lungo una fascia che si allunga per chilometri.
Il tutto è avvenuto così repentinamente da cogliere sia i residenti lungo la linea costiera sia gli scienziati, che ammettono di non aver mai assistito a nulla di simile.
Il fenomeno si spiega con il cosiddetto movimento cosismico: la liberazione rapida di grandi quantità di energia, capaci di ondulare la crosta terrestre. I risultati sono visibili in tutta l'area attorno a Kaikoura, dove il suolo è stato sollevato e abbassato anche di 1 metro e adesso somiglia a un tappeto arricciato, o a una successione di onde ora solidificate.

In un lampo. Nicola Litchfield, del GNS Science, istituzione scientifica neozelandese, non parla del terremoto ma, come altri scienziati, ammette che gli dispiace non avere assistito a un evento di tale portata: «È impressionante che tutto questo sia avvenuto in 90-120 secondi, la durata del sisma. Immaginate che cosa sarebbe stato se fosse successo di giorno... e qualcuno, magari un geologo, l'avesse filmato...»
Il sisma è stato violento e complesso, e ha provocato sollevamenti del suolo ma anche imponenti movimenti orizzontali. Alcune stazioni GPS hanno rilevato, nella regione di Marlborough, sull'isola meridionale della Nuova Zelanda, spostamenti della crosta terrestre verso nord-est da 2 a 3 metri.

«Il terremoto non ha interessato solo un punto della faglia che si è mossa», aggiunge Joshu Mountjoy, del National Institute of Water and Atmospheric Research, «ma un'area molto vasta, e questo potrebbe avere ripercussioni di non poco conto in futuro.»
Recentemente diversi geofisici hanno sostenuto che non è da escludere un altro terremoto di forte intensità nell’arco delle prossime 2-3 settimane.
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