Il secondo, violentissimo terremoto che si è verificato in Nepal ieri 12 maggio 2015 ha avuto il suo epicentro a sud-est rispetto al primo. E la distanza tra i due sismi è tale che secondo alcuni geologi si tratta di un terremoto del tutto diverso da quello del 25 aprile e non una semplice scossa di assestamento.
A CATENA. Un sisma dunque, ne ha innescato un altro? Sembrerebbe proprio così. Era noto infatti che soltanto una parte dell’energia che si è accumulata nel cuore della faglia che attraversa l’Himalaya si era scaricata durante il sisma di aprile. Ma è stata sufficiente a far si che andasse ad innescare un altro terremoto là dove la faglia era già sul punto di muoversi. Il primo sisma dunque, ha scaricato sul secondo epicentro la goccia di energia che ha fatto traboccare il vaso.
È già successo. «Non è la prima volta che succede una cosa del genere. È successo anche con il terremoto dell’Emilia Romagna del 2012», spiega Angel Rodriguez del Servizio Geologico Spagnolo, che conosce molto bene l’area nepalese dal punto di vista geologico. Ma è successo anche in Friuli nel 1976 quando a distanza di vari mesi un secondo sisma dopo quella catastrofica di maggio lungo la medesima famiglia di faglie si avvicinò al primo per intensità causando altri danni e vittime.
ENERGIE INIMMAGINABILI. «Quanto avvenuto in Nepal si spiega bene se si pensa al fatto che l’Himalaya ha uno spostamento annuale orizzontale di circa 2 mm, mentre cresce in altezza di circa 4 mm. Il terremoto del 25 aprile ha creato un movimento orizzontale di ben 5 metri. L’energia che ha sviluppato non è neppure immaginabile», continua Rodriguez. Ovviamente anche questo secondo terremoto avrà conseguenze importanti, ossia repliche che interesseranno la medesima faglia nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.
IMPOSSIBILE PREVEDERE. A questo punto però non è possibile prevedere se altri sismi si verificheranno lungo la medesima faglia, magari più a sud, certo è che almeno per i prossimi mesi ci dovrà essere un’attenzione del tutto particolare ad ogni minimo segno di attività sismica.