Come accade per la meteorologia terrestre, anche quella spaziale e soprattutto la solare, devono compiere ancora passi in avanti prima di arrivare a formulare previsioni "infallibili". Ancora una volta, infatti, un ciclo solare (quello attuale, il numero 25) sta superando le previsioni che erano state elaborate dal principale centro di "previsioni spaziali", il NOAA (Nationale Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti.
Che cosa sono i cicli? Innanzitutto vale la pena ricordare che i "cicli solari" sono periodi della durata media di 11 anni, durante i quale si registrano un aumento e una diminuzione del numero di macchie presenti sulla superficie della nostra stella. Le macchie solari sono aree della superficie del Sole più fredde di quelle circostanti e da qui il motivo per cui appaiono più scure e assomigliano a macchie).
Inoltre non tutti i cicli sono uguali: alcuni durano di più, altri di meno, ma soprattutto alcuni fanno registrare un numero molto più consistente di macchie solari rispetto ad altri.
Il numero delle macchie solari registrate sul Sole nel maggio 2022, infatti, è più che raddoppiato le previsioni dell'Ente di ricerca americano, ponendo le basi per un massimo solare piuttosto intenso per l'inizio del 2025. Nell'aprile del 2019, in occasione dello Space Weather Workshop, un importante meeting organizzato dal NOAA, gli astrofisici solari avevano previsto una ripresa assai debole del venticinquesimo ciclo solare e una durata molto lunga del minimo compreso tra il ciclo 24 e il 25.
Tutto il contrario. Invece, non sta accadendo nulla di tutto ciò: il minimo tra il ciclo 24 e 25 è risultato nella media e il ciclo 25 si sta manifestando con una intensità media analoga a quella degli altri cicli o soltanto leggermente inferiore.


I meccanismi che regolano questi fenomeni sono ancora da comprendere nei dettagli, ma è certo che vi è una forte connessione tra campi magnetici e macchie solari. L'ipotesi formulata a fine 2019 prevedeva che il ciclo successivo (cioè l'attuale) sarebbe stato molto simile al "Minimo di Maunder", che avvenne tra il 1645 e il 1715 e vide una drastica riduzione di macchie solari che, secondo alcuni ricercatori, potrebbe aver avuto conseguenze anche sul clima terrestre.
Le osservazioni attuali saranno utili per chi lavora nel campo delle previsioni spaziali, potranno aiutare a capire come mai le previsioni che erano state formulate siano risultate poi così inattendibili, contribuendo comunque a comprendere meglio "come funziona" il nostro Sole.