È stato completato ed è di libera consultazione l'Atlante del mondo sotterraneo (Atlas of the underworld), che riportata la posizione e l'interpretazione geologica di 94 placche tettoniche che si trovano al di sotto della litosfera terrestre, ossia la parte più superficiale del pianeta, composta dalla crosta e dal mantello superiore solido (quello inferiore ha una struttura plastica).


Le placche scomparse sono antiche anche di 300 milioni di anni e raccontano la storia e i processi geologici che hanno cambiato il volto della Terra nel corso delle ere geologiche.
Quando due placche che costituiscono la litosfera si scontrano, spesso una delle due si infila sotto l’altra (subduzione), soprattutto se una è composta da crosta oceanica e l’altra da crosta continentale.
Alcune placche "scomparse" hanno percorso anche più di 1500 chilometri nel mantello terrestre prima di dissolversi nel mantello stesso e sono la testimonianza di alcune delle caratteristiche più straordinarie della Terra, dall’Himalaya alle Alpi, fino all’Anello di Fuoco che borda l’Oceano Pacifico.


Sulle tracce delle Alpi. Il valore scientifico del lavoro, durato ben 17 anni (ne abbiamo parlato qui), è ben descritto da un report pubblicato su Tectonophysics a firma di tre dei ricercatori che hanno coordinato il progetto.


Prima di diventare tutt’uno con il mantello, le placche che vanno in subduzione percorrono anche molte centinaia di chilometri: grazie agli attuali strumenti queste placche si "riconoscono", perché si differenziano dal mantello circostante in quanto più fredde.


Grazie alla tomografia sismica i geofisici sono ora in grado di delimitare le aree più fredde, perché le onde sismiche si propagano in modo diverso, e anche di capire qual è la direzione del moto. Così, ad esempio, si è potuto risalire alla placca subdotta dell’Oceano che stava di fronte alle Alpi, la Tetide, così come a quella che stava di fronte all’Himalaya e allo stesso modo per molti altri punti della Terra, che mai come in questi anni stiamo esplorando così a fondo.
