In Australia i segni dell'impatto avvenuto 250 milioni di anni fa che provoco un'estinzione di massa: scomparve il 95% della vita nel mare e il 70% di quella sulla terra.
I trilobiti si estinsero in seguito agli sconvolgimenti che seguirono il grande impatto. La cartina con la zona dell'impatto |
Quando si parla dell'impatto di un meteorite con la Terra vengono sempre in mente i dinosauri e la loro disastrosa fine avvenuta 65 milioni di anni fa. Non questa volta però. Ora l'attenzione degli scienziati è rivolta verso un'altra estinzione, ben più catastrofica ma meno conosciuta, e verso il cratere che un corpo celeste ha formato e che potrebbe esserne la causa. Trovato al largo della costa nord occidentale dell'Australia, il cratere ha un diametro di circa 200 chilometri, si chiama "Bedout High". I ricercatori dell'Università della California a Santa Barbara che lo hanno studiato attraverso sistemi sismici e carotaggi, ritengono che risalga a 250 milioni di anni fa, periodo che coincide perfettamente con la più grande estinzione della storia del nostro pianeta. «Nei campioni prelevati sono evidenti strutture tipiche che si vengono a creare solo in seguito ad un impatto di un corpo extraterrestre. - spiega Luann Becker, ricercatrice della UCSB - Tali strutture e la datazione del cratere ci permettono di metterlo in relazione con la grande estinzione permiana».
Avvenuta alla fine del Paleozoico, quando le terre emerse erano riunite nel super continente Pangea e circondate da un immenso oceano detto Pantalassa, la catastrofe spazzò via circa il 95% delle creature marine e il 70% di quelle terrestri. Trilobiti, coralli, pesci, squali e vertebrati morirono alla fine del Permiano e questo cratere sottomarino potrebbe essere un indizio importante per capirne il motivo.
Apocalypse then. «Sono cinque le grandi catastrofi che hanno segnato la storia geologica della Terra: ora per due di esse c'è un meteorite» spiega ancora Becker. Come per la fine dell'epoca dei dinosauri, il cui cratere è già stato individuato a Chicxulub, al largo delle penisola dello Yucatan, anche in questo caso gli studiosi pensano che sia stata proprio la caduta di un meteorite sulla superficie terrestre a causare la scomparsa di questo enorme numero di organismi. «Non si deve pensare che sia avvenuta in uno o due giorni: è un processo che dura anche milioni di anni, ma inesorabile» precisa Becker. Un evento simile avrebbe portato, secondo i ricercatori, a una serie di effetti collaterali che resero la vita sul pianeta impossibile. Eruzioni vulcaniche sprigionarono ceneri contenenti biossido di zolfo che generarono piogge acide. Le stesse ceneri, oscurando il sole, provocarono un abbassamento delle temperature. «Questa scoperta mette ancora di più in evidenza la relazione tra la presenza di crateri e le estinzioni di massa» racconta Robert Pareda professore all'Università di Rochester e coautore dello studio. E adesso anche la “Più Grande Estinzione” ha il suo cratere!
(Notizia aggiornata al 15 maggio 2004)