Si pensava che il caldo secco del deserto, l’umidità delle tombe, e le sostanze usate per il rituale della mummificazione fossero un ostacolo insormontabile all’idea di raccogliere e studiare il DNA degli antichi egizi. Invece un team internazionale di ricercatori è appena riuscito a estrarre e a sequenziare il materiale genetico di una serie di mummie realizzate nell’arco di 1300 anni. Gli scienziati sono stati così in grado di ricostruire alcuni dettagli della storia genetica degli abitanti dell’antico Egitto.
Antico cimitero. Nel lavoro pubblicato su Nature Communications, gli studiosi riportano di avere estratto i campioni da 151 individui mummificati provenienti dal sito archeologico di Abusir el-Meleq, lungo il Nilo, 100 chilometri a sud del Cairo, conservate in due collezioni in Germania, a Tübingen e a Berlino.
Mentre i tessuti molli non contenevano quasi più materiale genetico, denti e ossa ne erano ancora ricchi. I ricercatori sono quindi riusciti a recuperare il DNA mitocondriale (che viene passato solo di madre in figlio, e quindi non contiene informazioni di origine paterna) di 90 individui; per estrarre quello nucleare, più difficile da recuperare ma proveniente da entrambi i genitori, hanno avuto maggiori difficoltà e sono riusciti a raccogliere i geni di soltanto tre individui di epoche diverse.
Grazie a tecniche che hanno permesso di leggere le sequenze genomiche per intero e individuare i segni caratteristici dei danni del DNA antico, i ricercatori sono ragionevolmente sicuri che si tratti proprio del materiale genetico delle mummie, e non di contaminazioni successive.
Separati in casa. Gli autori dello studio hanno cercato di capire se queste antiche popolazioni si siano mischiate con gli stranieri e con i conquistatori che dal 2.400 al 400 avanti Cristo (il periodo di riferimento delle mummie analizzate) avevano invaso il regno egizio, ovvero Assiri, Persiani, Greci eRomani. «Abbiamo voluto vedere se la conquista di Alessandro Magno e di altri stranieri ha lasciato una traccia genetica nella popolazione dell’antico Egitto” ha spiegato Verena Schuenemann, ricercatrice all’Università di Tübingen e autrice dello studio.
Sembrerebbe di no. Nell’arco dei 1300 anni studiati, la popolazione di Abusir el-Meleq è rimasta sostanzialmente intoccata dal dominio straniero, almeno da un punto di vista genetico. Le parentele più evidenti delle mummie del sito sono con le antiche popolazioni del vicino Oriente, e con quelle che in epoca neolitica abitavano l’Anatolia.
In seguito, però, qualcosa è cambiato. Mentre le mummie contengono pochissimo DNA dall’Africa sub-sahariana, gli Egiziani di oggi ne hanno una buona percentuale, a dimostrazione che il flusso migratorio – probabilmente attraverso i traffici sul Nilo, o il commercio di schiavi – è iniziato dopo.