Sono anni che i ricercatori si chiedono perché gli esseri umani sono i primati con la crescita corporea più lenta e con la fase dell’infanzia più lunga.
Ora un nuovo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) fornisce una risposta a questo interrogativo: nello sviluppo il cervello ha la priorità e, per investire sulla formazione di nuove sinapsi, soprattutto durante l’età prescolare, “ruba” energia all’organismo nella forma di glucosio. E il corpo, per compensare il mancato apporto di zuccheri, rallenta il suo sviluppo.
Cervelli famelici. Lo ha scoperto un gruppo di antropologi della Northwestern University di Evaston, Illinois, studiando le scansioni ottenute da due diversi metodi di indagine: la PET, tomografia a emissione di positroni, che permette di vedere il consumo di glucosio da parte del cervello e la RMI, risonanza magnetica per immagini, che stima il volume del cervello stesso.
Dalle centinaia di scansioni è emerso che l’età in cui il cervello prende più glucosio dall’organismo corrisponde alla fase in cui l’accrescimento rallenta.
Strategia evolutiva. I ricercatori si aspettavamo che il picco di assorbimento di glucosio fosse alla nascita quando le dimensioni relative del cervello sono più grandi rispetto al corpo. Dai dati raccolti è invece emerso che il consumo di glucosio è all’apice intorno ai 4 anni: pari al 66% dell’energia richiesta dal metabolismo a riposo.
Il parere degli antropologi americani è che l’evoluzione, per facilitare lo sviluppo intellettivo e l’apprendimento (fondamentali a questa età), abbia escogitato una pausa nella crescita fisica.
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