Sulla Terra ci sono vulcani che anziché lave eruttano fango. Una di queste eruzioni è avvenuta il 27 settembrenella riserva naturale di Macalube di Aragona, in provincia di Agrigento, dove un “vulcanello freddo”, come sono chiamati questi vulcani, è improvvisamente esploso eruttando gas e fango e ha causato la morte di due bambini.
Nella sua drammaticità il fenomeno italiano è ben poca cosa rispetto a ciò che accade in altre parti del pianeta. L’attività di un vulcano di fango che inizò a eruttare nel 2006 sta creando una vera e propria catastrofe sull’isola di Giava.
Il fango che esce ad una temperatura di circa 60° C ha sommerso completamente una dozzina di villaggi costringendo oltre 13.000 persone ad evacuare. Secondo i geologi dell’Università di Oslo (Norvegia), che stanno seguendo il fenomeno, l’eruzione potrebbe continuare fino al 2017, anche se studi precedenti avevano ipotizzato che esso avrebbe continuato ad eruttare per decenni.
L’eruzione iniziò il 29 maggio 2006 da un punto posto a circa 200 m dal luogo dove la compagnia petrolifera PT Lapido Brantas stava perforando un pozzo di gas profondo circa 3.000 m. Sembra che la perforazione abbia raggiunto un deposito di fango sotto pressione, il quale è risalito lungo il pozzo, ma prima di trovare sfogo è stato bloccato con un tappo in cemento. Il fango allora avrebbe scelto un’altra strada per fuoriuscire, che ha trovato a poche centinaia di metri dal pozzo.
SULLA TERRA SONO CENTINAIA. Sulla Terra infatti, vi sono diverse centinaia di vulcani di fango (ne sono stati contati circa 1.100, ma considerando anche quelli che potrebbero esistere sulle scarpate continentali e sulle pianure abissali dei mari ve ne potrebbero essere anche 10.000), anche se mostrano aspetti alquanto diversi tra loro.
Alcuni sono semplici vulcanelli alti pochi decimetri, altri, in seguito al sovrapporsi di eruzioni per tempi molto lunghi hanno dato origine a strutture alte centinaia di metri e larghe chilometri.
In Azerbaijan si sono vulcani di fango che hanno raggiunto un diametro di 10 chilometri e un’altezza di 700 metri. Tutti comunque, emettono liquidi fangosi e gas che possono variare in percentuali e composizione a secondo della loro origine. L’85% circa dei gas che fuoriescono è metano a cui si unisce anidride carbonica e azoto.
IN AREE GEOLOGICHE COMPLESSE. La maggior parte dei vulcani di fango si trova in aree sottoposte a spinte geologiche importanti. Così ad esempio, se rocce sedimentarie antiche si sono depositate velocemente e hanno trattenuto grandi quantità d’acqua, le spinte possono “strizzare” quelle rocce come fossero spugne, così che l’acqua, sottoposta a pressioni gigantesche, si trova una strada per fuoriuscire e trascina con sé materiale molto fine così che in superficie arriva fango.
Altri vulcani di fango invece, sono legati a depositi petroliferi o gassosi e si formano quando il gas fuoriesce con una tale pressione da trascinarsi acqua e materiale argilloso. Altri vulcani di fango, infine, si formano in prossimità di veri vulcani magmatici, quando i gas fuoriescono da fratture diverse rispetto a quelle utilizzate dalle lave liquide.
DALL'ASIA ALL'ANTARTIDE. L’Azerbaijan è forse l’area della Terra che vede la maggior concentrazione di vulcani di fango. Sono circa 300 e sono legati a grandi quantità di riserve di gas sotterraneo. Una Campagna antartica dell’Italia, organizzata dal Consorzio per l’attuazione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, ha messo in luce che anche in prossimità del Mare di Ross in Antartide vi sono vulcani di fango. Qui si sono formati perché il sottosuolo è ricco di gas e acqua in sovrapressione che avendo trovato una via d’uscita ha trascinato con sé sedimenti fini ad originare colate fangose. Mentre i gas e i fluidi si sono dispersi nell’acqua, i sedimenti eruttati sottoforma di fango, si sono depositati in prossimità del punto di fuoriuscita, dando origine ad edifici conici tipici dei vulcani.
ESEMPI ITALIANI. Anche in Italia sono presenti vulcani di fango, dall’Appennino fino alla Sicilia. La Riserva Naturale "Salse di Nirano", che si trova in una zona collinare a sud di Modena è costellata da vulcanelli alti anche 2 metri. A Nirano, tali vulcani, vengono chiamati “salse”, e sono prodotte dalla risalita dal sottosuolo di fango argilloso freddo misto ad idrocarburi, che seccandosi danno origine a coni dall'aspetto vulcanico. Le loro dimensioni risultano contenute perché sono sottoposti ad un forte erosione da parte delle piogge e dunque la crescita è in equilibrio tra il continuo apporto di fango e il dilavamento operato dalla pioggia.
La Riserva Naturale Integrale Macalube di Aragona, in Sicilia, possiede una collina ricoperta di vulcanelli, alti circa un metro. In questo caso il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi che si intercalano a strati di acqua salmastra i quali stanno al di sopra di bolle di metano che è sottoposto ad una certa pressione. Il gas, attraverso fratture nel terreno raggiunge la superficie trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua, che danno luogo ai coni di fango.
Il fenomeno a volte si manifesta con vere e proprie esplosioni, durante le quali materiale argilloso misto a gas ed acqua sono scagliati a notevole altezza ed è proprio quello che è successo oggi