Scienze

I Tweet del prigioniero in Afghanistan

Rassicura il mondo con i tweet dal carcere.

Un giornalista freelance giapponese, rapito in Afghanistan dai Talebani, dopo 5 mesi di prigionia è stato rilasciato e ha raccontato come ha potuto usare Twitter per rassicurare il mondo.

“Un freelance giapponese ha usato il Nokia di uno dei suoi carcerieri per tweettare”

Grazie a un Nokia – Il suo nome è Kosuke Tsuneoka ed è stato rapito lo scorso aprile nel territorio controllato dai Talebani, nella zona nord dell’Afghanistan. Da allora ha cominciato a usare Twitter, sfruttando il Nokia N70 nuovo di zecca di una delle guardie, per informare il mondo sulla sua prigionia, direttamente dal proprio account. Infatti uno dei carcerieri ha mostrato al nipponico membro dei media il suo nuovo acquisto e gli ha chiesto se fosse abile con la tecnologia, così da poterlo aiutare a settare le impostazioni dello smartphone per poter consultare la Rete.

Furbo e didattico – Dopo essere stato rilasciato ed essere tornato finalmente a casa, il giornalista freelance ha indetto una conferenza stampa a Tokio, dove ha raccontato di come ha imbrogliato i Talebani: il proprietario del Nokia N70 aveva sentito parlare di internet, ma non sapeva in realtà cosa fosse. Kosuke si è quindi offerto di aiutarlo: ha chiamato il servizio clienti dell’operatore afgano per attivare l’accesso alla Rete, ha configurato il telefono e gli ha mostrato come utilizzare Google per cercare ad esempio “Al Jazeera”. Poi ha cominciato a parlargli di Twitter, spiegando di come fosse possibile scrivere una frase e raggiungere immediatamente molte persone al mondo. Così i Talebani gli hanno chiesto di provare e, in cambio di una prova-provata del servizio, hanno reso possibile al giovane giornalista freelance di informare i suoi cari e molti altri utenti circa le sue condizioni di salute e il luogo dove si trovava in prigione.

Messaggi online – Infatti, a partire dal 3 aprile, il suo account è tornato attivo e ha cominciato a sfornare tweet del tipo: “sono ancora vivo, ma in prigione”, oppure: “sono ad archi, in kunduz. nella prigione del comandante della zona”. Sebbene in molti abbiano all’inzio dubitato della veridicità di questi messaggi, la conferenza stampa organizzata a Tokyo ha fugato molti dubbi e perplessità sulla vicenda.

Twitter: celebrità in mostra. Guarda la gallery!

8 settembre 2010
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