Se una futura mamma apprezza i sapori speziati, e non cambia abitudini nel corso della gravidanza, è probabile che anche il figlio li ami, anche a molti anni di distanza. Non è una novità: che alcune capacità sensoriali inizino ad affinarsi già prima della nascita è un fatto noto, almeno per quanto riguarda l'uomo.
Ma nel mondo animale esistono forme di apprendimento percettivo ancora più stupefacenti: abilità olfattive, vocali, persino visive che la prole deve esercitare ancora prima di venire al mondo, per sopravvivere a fame, competizione e predatori.
Mangia, ti fa bene. Nei mammiferi la preferenza verso alcuni sapori sviluppata nell'utero sembra guidare l'istinto del neonato a succhiare durante l'allattamento, predisponendolo ad accettare il cibo. Si è probabilmente evoluta per spingere i cuccioli verso fonti di cibo sicure, e per aiutarli a rispondere con efficienza alle cure materne. Non stupisce, quindi, che questa abilità sia ampiamente diffusa, e che sia stata osservata in felini, topi, cani e conigli.
Sei proprio tu? La capacità di riconoscere la madre è ancora più importante tra le specie animali vittime di alcune forme di parassitismo. Per le femmine di scricciolo azzurro superbo (Malurus cyaneus), insegnare ai pulcini a riconoscere il proprio richiamo è l'unico modo per contrastare la presenza, nel proprio nido, delle uova di cuculo, un uccello noto per sfruttare le cure di specie ospiti, sbarazzandosi delle uova dei pulcini "legittimi".
chiave di accesso. Diane Colombelli-Négrel, biologa della Flinders University di Adelaide, Australia, ha notato che le future madri scricciolo emettono una serie di vocalizzi durante la cova, come se i pulcini le potessero sentire. Esperimenti successivi hanno mostrato che, dopo la schiusa, i richiami emessi dai piccoli affamati sono sorprendentemente simili a quelli fatti dalla madre, e che questi vocalizzi sono appresi, non determinati geneticamente.
Ogni famiglia ha una propria "password" specifica, e le madri sono capaci di distinguere il richiamo dei figli sia da quello dei cuculi, sia dalle voci di altri pulcini della propria specie. Questo codice è essenziale alla sopravvivenza, e i pulcini lo apprendono direttamente dal guscio.
Parlare alle uova. Tra gli uccelli selvatici, questo meccanismo di trasmissione della conoscenza funziona talvolta anche da una specie all'altra: se durante la cova il colino della Virginia (Colinus virginianus) ascolta i canti della quaglia giapponese (Coturnix japonica), alla schiusa mostra di preferire questi suoni alla propria "lingua madre".
Nati per parlare. Anche l'uomo mostra una forma di esposizione sonora prima della nascita, ma nel nostro caso è più difficile capire se si tratti di un meccanismo appreso o, al contrario, innato.
Athena Vouloumanos, psicologa della New York University, ha testato il modo in cui i neonati reagiscono alle parole e ai suoni non verbali. Ha fornito ad alcuni neonati una tettarella munita di sensori di pressione, e ha notato che i piccoli succhiavano più forte in risposta a suoni verbali.
Questa predilezione è probabilmente innata; ma la capacità dei neonati di riconoscere la voce del padre o della madre, è invece appresa. I bambini appena nati mostrano anche un'attitudine a riconoscere la propria lingua madre: i neonati inglesi succhiano più vigorosamente in risposta alla lingua inglese, che a quella francese, mentre i bilingui rispondono a entrambi gli idiomi dei genitori.
concerti precoci. Altri esperimenti hanno mostrato che il cervello dei neonati esposti a una melodia nell'ultima parte della gravidanza reagisce sia alle note, sia a eventuali, deliberati errori del brano in questione, molto più di quello di neonati che non abbiano imparato a riconoscerlo quando erano ancora nell'utero.
Per questo motivo è molto importante controllare l'esposizione ai suoni dei neonati prematuri: un eccesso di "rumore bianco" in ospedale potrebbe influire sulla loro futura capacità di riconoscere i suoni verbali.
Dalla finestra, al sicuro. Il senso che meno ci si aspetterebbe possa svilupparsi prima della nascita è forse la vista. Eppure è proprio l'arma vincente degli embrioni di alcuni cefalopodi. I piccoli di seppia iniziano a testare la propria capacità visiva dalle pareti trasparenti delle uova già tre settimane prima della schiusa. È come se crescessero in un utero "con vista": dal loro rifugio imparano presto a riconoscere prede e predatori.
L'ho visto, mi piace! Gli embrioni di seppia sottoposti a immagini di granchi prima della schiusa (ma non al loro odore o sapore) sviluppano una predilezione per i granchi una volta usciti. Da dentro alle uova imparano anche a riconoscere la firma chimica del branzino, loro predatore, una dote che servirà a difendersi dopo la schiusa.
Nati con la camicia. Anche le uova di alcune specie di anfibi, come la salamandra maculata (Ambystoma annulatum), "studiano" la chimica dell'ambiente futuro prima della nascita dei girini. Se i piccoli imparano a riconoscere i pericoli prima di esservi immersi, avranno più chances di sopravvivere. Per incoraggiare la diffusione di questa specie, a rischio estinzione, si stanno sviluppando programmi che prevedono di abituare le uova ai pericoli già in cattività, per aumentare le possibilità di sopravvivenza dopo il rilascio in natura. Una sorta di partenza avvantaggiata.