L'ultimo uro (Bos taurus primigenius) che abbia calcato la faccia della Terra, una femmina, morì nel 1627 nella foresta di Jaktorów, in Polonia. Da allora, del grosso bue primitivo che per millenni ha popolato le foreste di Europa, Caucaso e Siberia sono sparite le tracce.
Ma nella comunità scientifica c'è chi pensa che il bovino, che poteva raggiungere i 175 cm di altezza e 1.000 kg di peso, avesse un ruolo fondamentale nell'agricoltura e negli ecosistemi europei, e che farlo rivivere potrebbe essere di una qualche utilità.
Progressivo avvicinamento. Secondo un articolo pubblicato sulla versione australiana di Business Insider, due programmi di de-estinzione in particolare - Operation Taurus e The Tauros Project - si sarebbero spinti molto avanti in questa direzione. Entrambi si basano sull'eredità genetica degli uri presenti in alcune razze bovine odierne, come la Maremmana italiana o i bovini Busha o Podolici dei Balcani: selezionando sottospecie con questo "pedigree" e facendole incrociare "a ritroso", si ottengono generazioni sempre più simili all'uro originario.
Ritorno alle origini. Entrambe le iniziative fanno parte del programma Rewilding Europe, che ha l'obiettivo di reintrodurre specie selvatiche estinte nella speranza che alcune - come appunto i grandi erbivori - possano aiutare a ricreare varietà nel paesaggio naturale, incoraggiando lo sviluppo o la ricomparsa di altre specie animali o vegetali.