La scoperta di fossili di piante nel deserto dello Xinjiang, nel nord della Cina, ha riservato diverse sorprese. Due, in particolare: il primo elemento inatteso riguarda l'età dei fossili, che sono stati datati a un periodo compreso tra 393 e 372 milioni di anni fa, ossia non molto dopo (in termini geologici) la diffusione dei vegetali sul pianeta. Il secondo riguarda le dimensioni: in base ai fossili, queste piante, pur relativamente sottili, si innalzavano anche per 12 metri e nascondevano una struttura molto complessa, molto più di quella delle piante dei nostri giorni.
Il lavoro di ricostruzione della struttura degli alberi a partire dai reperti è stato possibile grazie all'ottimo stato di conservazione dei fossili. La rara precisione e la ricchezza di dettagli è dovuta alla grande quantità di silice, probabilmente emessa da intense eruzioni vulcaniche avvenute non molto lontano da quell'antica foresta: la silice ha sostituito con estrema precisione le molecole organiche delle piante, al punto da fossilizzare in tre dimensioni la loro struttura più intima. Il risultato è che quello che oggi possiamo osservare rispecchia esattamente le caratteristiche tridimensionali delle piante di quel lontano passato.
Molto diverse. Gli alberi dei nostri giorni crescono grazie a un meccanismo relativamente semplice: al di sotto della corteccia esterna vi è lo xilema, che costituisce il legno della pianta. È un tessuto vegetale che trasporta dalle radici alle foglie la linfa grezza, ossia l'acqua con i sali in essa disciolti. Negli anni, lo xilema cresce in anelli e questo porta all'aumento della circonferenza della pianta, che può così crescere anche in altezza.
Gli alberi trovati in Cina, che appartenevano alla classe Cladoxylopsida, avevano una struttura diversa. La parte centrale era cava e lo xilema si trovava sotto la corteccia per uno spessore che non superava i 5 centimetri. Il sistema di trasporto della linfa era composto da numerosi fasci, ciascuno con i propri anelli di accrescimento: osservando l’albero in sezione sembra quasi che sia composto da numerosi alberi più piccoli al suo interno.
Questa particolare struttura conferiva una forte resistenza alla pianta, che poteva crescere notevolmente in altezza anche senza una "base" particolarmente larga: i fossili dello Xinjiang mostrano crescite tra gli 8 e i 12 metri.
Senza discendenti. Spiega Christopher Berry (Cardiff University, UK), uno degli autori dello studio (sommario, in inglese), che «a tutt'oggi non sono noti alberi dei nostri giorni con una simile struttura di crescita. Quello che più sorprende è che piante così antiche abbiano sviluppato una strategia di crescita più complessa di quella propria degli alberi di oggi».
Tra 419 e 350 milioni di anni fa, durante il periodo Devoniano, si formarono le prime grandi foreste del pianeta: produssero enormi quantità di ossigeno e contemporaneamente sottrassero grandi quantità di anidride carbonica dall'atmosfera, trasformando il clima della Terra. Non hanno però "discendenti": i Cladoxylopsida scomparvero alla fine del Devoniano, per motivi ancora da chiarire.
È possibile che nuove specie di alberi, capaci di crescere ancora di più in altezza, li soffocarono. Un ruolo in questo potrebbero averlo avuto gli Archaeopteris, apparsi sulla Terra circa 385 milioni di anni: oggi estinti, sono questi i progenitori degli alberi moderni.