La conferma di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti ha riacceso anche le speranze della Nasa. Anche se sembra che l’enfasi di Obama sia sullo studio e le ricerca delle dinamiche del pianeta Terra, con nuovi satelliti e strumenti aggiornati, il nuovo presidente non ha fatto mistero di vedere Marte, il Pianeta Rosso, come il prossimo grande obiettivo della ricerca spaziale.
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Spazio ai privati...
Per fare questo ha lasciato alle industrie private lo spazio vicino alla Terra (nei dintorni della Stazione Spaziale Internazionale, per così dire) e spinge per la costruzione di nuovi e potentissimi vettori (Space Launch System) che possano portare per tutto il viaggio la nuova capsula Orion.
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Ma Marte alla Nasa
Prima di arrivare a Marte, però, sono necessarie tappe intermedie, per un percorso in tutta sicurezza: la prima potrebbe essere la Luna, per la precisione il punto L2, situato nello spazio, poco lontano dalla faccia nascosta della Luna. È un punto di equilibrio, dove le astronavi potrebbero “parcheggiare” senza dispendio di energie prima di ripartire.
Un’altra tappa sono gli asteroidi più vicini alla Terra (NEO - near Earth asteroids, guarda che cosa sono) da cui forse sarà possibile ricavare anche materia prima per le esigenze del nostro pianeta.
Semaforo verde
L’ultimo punto è ovviamente Marte, dove si conta di arrivare negli anni ‘30 di questo secolo. Il tutto non è del tutto inatteso; i piani più precisi sarebbero stati tenuti nascosti in attesa delle elezioni. Alla Nasa erano infatti quasi certi che Romney avrebbe “tagliato” parte del bilancio per l’esplorazione spaziale.
Anche se a una conferenza in settembre Lori Garver (deputy chief della Nasa) si lasciò sfuggire: «Lo ripeto: andremo sulla Luna, programmeremo la prima missione per inviare uomini su un asteroide e svilupperemo un piano per portare degli americani su Marte».