Un censimento su larga scala di tutte le possibili varianti del più comune lievito alimentare, ha rintracciato nella Cina il luogo d'origine di questo microrganismo. Il complesso lavoro di sequenziamento genetico, appena pubblicato su Nature, ha riguardato oltre un migliaio di ceppi di Saccharomyces cerevisiae, il lievito più diffuso nell'alimentazione umana.
Antenato comune. Per risalire al principio della sua evoluzione, i ricercatori delle Università della Costa Azzurra e di Strasburgo hanno investito cinque anni a raccogliere i fenotipi più disparati di questo microrganismo: non solo quelli usati per far crescere l'impasto del pane o far fermentare la birra e il vino, ma anche quelli che infettano le unghie dei piedi o popolano lo sterco dei cavalli, che fanno marcire le banane o banchettano sull'asfalto sporco di benzina, che producono la tequila o tappezzano i nidi delle termiti. Tutti, hanno scoperto gli scienziati, provengono tutti da un comune predecessore che avrebbe avuto origine nell'Asia orientale.
È lì che il team ha rintracciato la maggiore diversità genetica per questa specie: ci sono più differenze genetiche tra i ceppi di Saccharomyces cerevisiae di Taiwan e Hainan, due isole al largo della costa orientale cinese, che tra quelli di Europa e Stati Uniti, che pure sono separate dall'Atlantico.
La culla della fermentazione. In pratica non è azzardato ipotizzare, per i lieviti di questa specie, un'ipotesi di diffusione "out of China" analoga alla teoria "out of Africa" che si propone per la migrazione dei sapiens. Il continente africano infatti, ospita la più vasta varietà genetica per la nostra specie di tutto il resto della Terra ed è da lì che tutti proveniamo. Una volta varcati i confini cinesi, il lievito alimentare sarebbe stato più volte "domesticato" dall'uomo, che lo impiegò per migliorare la fruizione dei cibi (per esempio preparando il pane, o imparando a produrre alcolici).
Differenze a più livelli. Proprio il paragone genetico con l'uomo rende questo studio di grande interesse. L'analisi ha evidenziato infatti che anche il modo in cui i lieviti di questa stessa specie si differenziano è peculiare. Di solito per misurare le differenze genetiche tra un ceppo e l'altro si considera lo stesso gene e si guarda quante "lettere" sono cambiate tra i vari esemplari studiati (come se si contassero i refusi).
Ma nel caso dei lieviti, a cambiare è anche il numero di volte in cui uno stesso gene è ripetuto nel genoma - un fenomeno noto come Copy Number Variation, variazione del numero di copie.
Anche la duplicazione di un tratto di Dna contribuisce, quindi, alla variabilità genetica dei lieviti, e questo potrebbe valere anche per altre specie: incluso l'uomo, il cui Dna è circa 200 volte più esteso di quello dei lieviti, ed pertanto più difficile da studiare.
Dai lieviti all'uomo. Il paragone con il genoma umano non è così azzardato. I lieviti si riproducono facilmente in laboratorio e sono facili da analizzare: ecco perché vengono spesso impiegati come organismi "modello" negli studi genetici. La ricerca costituisce dunque un'ottima base per quanti si occupano di sequenziamento del genoma e per chi cerca di rintracciare, nel Dna umano, l'origine di determinate malattie.