Anche i suoni possono imbrogliare i nostri sensi: ecco come e perché l'udito si lascia ingannare e, nell'illusione, rivela qualcosa di come funziona il cervello.
Le illusioni acustiche che vi facciamo ascoltare sono molto particolari, perché studiate "a tavolino" per dimostrare come l'orecchio percepisce i suoni (singoli o in combinazione), come li invia al cervello e, soprattutto, come la corteccia uditiva li elabora.
Ogni combinazione di suoni che il nostro orecchio sente è infatti filtrata sia da regole innate sia dalle esperienze che compongono la memoria, l'educazione, i gusti, le conoscenze: regole ed esperienze consentono al cervello di completare la musica mentre la ascoltiamo o un attimo prima. L'universo di suoni, musica e rumori attorno a noi è quindi in parte reale, in parte una costruzione della nostra mente.
Le tre tracce di quest'illusione sono un frammento di The entertainer del pianista ragtime Scott Joplin. Il primo è il pezzo originale, nel secondo l'ordine delle note è invertito (e le note sono immutate), nel terzo sono invertite solo le singole note. È di solito facile riconoscere nel secondo pezzo lo strumento che suona ma non il brano, e nel terzo rendersi conto del brano, ma non dello strumento.
L'illusione acustica dimostra come una melodia sia difficile da riconoscere quando è suonata al contrario, mentre possa essere facilmente riconosciuta quando le singole note sono suonate al contrario.
Questo accade perché il nostro cervello elabora e riconosce in modo diverso un brano (composto dalla sequenza delle note, dalla melodia e dall'armonia) dalle note emesse da uno strumento, che sono caratterizzate soprattutto dal timbro. Questo è la qualità percepita di un suono che permette di distinguere le stesse note emesse da strumenti diversi. Inoltre, il terzo brano dimostra come nel riconoscimento di uno strumento sia importante anche l'attacco, cioè la parte iniziale di una nota: se la nota stessa è invertita, l'attacco è al fondo e rende difficile riconoscere lo strumento.
Ogni suono che sentiamo è formato da una frequenza principale, definita fondamentale o formante, e da altre frequenze che l'accompagnano, le armoniche; entrambe le "parti" sono importanti.
Ascoltate attentamente il brano: sentirete due sequenze di note che sembrano uguali, anche se la seconda pare avere un timbro differente, come se fosse suonata da un altro strumento. Eppure tra le due sequenze c'è una differenza importante; nella seconda è stata tolta la fondamentale di ogni nota. Ciononostante, noi sentiamo praticamente le stesse note: questo accade perché il cervello "ricostruisce" le note stesse basandosi sulle armoniche e sui rapporti tra esse piuttosto che sulla sola fondamentale.
Il brano sembra non finire mai di scendere di tono... Si può anche "costruire" al contrario, con un tono che sembra salire all'infinito.
L'illusione è ottenuta con note che appartengono a una serie di scale musicali discendenti (o ascendenti); le singole note della varie scale sono suonate contemporaneamente. In questo modo sembra che la scala scenda o salga continuamente di tono anche se alla fine dell'illusione ci si ritrova al punto di partenza.
La scala è stata usata da numerosi musicisti, a partire da Bach (canone a 2, per tonos, dall'Offerta musicale) fino ai Pink Floyd (Echoes, da Meddle) e ai Beatles (la fine di I am the walrus).
Ecco un'illusione acustica che dimostra come la conoscenza di un brano influisca sul suo riconoscimento. Ascoltando il primo dei due frammenti non riusciamo a capire quale pezzo possa essere perché le note, pur essendo tutte corrette, sono "sparse" su ottave diverse.
Il secondo frammento invece svela quale sia la melodia. Riascoltando il primo, ci rendiamo conto che il tutto diventa perfettamente riconoscibile, anche con le note "sbagliate". L'illusione è una dimostrazione di come il cervello influisca profondamente sull'ascolto stesso con un meccanismo di feed-back dalla corteccia uditiva all'orecchio.
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