I dati raccolti dai tre satelliti SWARM, dell'Esa, lanciati nel 2013, hanno permesso di completare la prima mappa dinamica del campo magnetico della Terra, che adesso mostra l'evoluzione del campo negli ultimi 15 anni (video qui sopra), con i suoi progressivi spostamenti, la velocità del fenomeno e le zone dove si rafforza e dove invece si indebolisce.
Il campo magnetico è il risultato di una serie complessa di fattori. Benché l'elemento dominante sia quello generato 3.000 km sotto i nostri piedi dai moti vorticosi del nucleo di ferro liquido del pianeta, al campo contribuiscono numerosi altri fenomeni, dal magnetismo delle rocce alle correnti oceaniche di acqua salata.
Gli studi, consolidati dai dati dei satelliti SWARM, si basano su misure dei differenti segnali magnetici dal nucleo della Terra, dal mantello, dalla crosta, dagli oceani, dalla ionosfera e dalla magnetosfera.
Nel suo insieme, il campo può essere rappresentato come una bolla che protegge la Terra - e la vita - dalle radiazioni cosmiche e dalle particelle del vento solare. Quello di una bolla attorno al pianeta è però un'immagine ideale: è più un "flusso" che si genera dal nostro pianeta e la cui forma e intensità cambiano in continuazione.
I ricercatori ritengono che, nel suo complesso, il campo sia in una fase ciclica di indebolimento, e per alcuni - come Chris Finlay (Technical University of Denmark), che ha illustrato la sua tesi al Living Planet Symposium 2016 - questo potrebbe essere il preludio a un'inversione dei poli magnetici, come si è già verificato circa 800.000 anni fa. Non esiste però un "modello" che permetta di fare previsioni: per arrivare a questo sono necessari molti altri studi sui dati satellitari.