Non c'è bisogno che sorridano o si mettano in posa: se sono per davvero belli, piaceranno comunque, anche quando fanno smorfie o esibiscono espressioni di disgusto. La regola vale anche per chi bello non è: che sorrida o meno, poco cambia nella percezione del suo aspetto da parte nostra. Lo rivela uno studio del Dipartimento di psicologia dell'Università di Portsmouth, condotto dal dottor Ed Morrison e pubblicato su the Journal of Nonverbal Behavior.
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Si tratta del primo studio che compara le capacità attrattive di un
volto nelle sue diverse espressioni. Morrison ha chiesto a 128 uomini e
donne di votare i volti più gradevoli tra quelli di 30 persone
fotografate al naturale, sorridenti, arrabbiate, impaurite e disgustate.
Risultato? Di fronte allo stesso viso, i giudizi cambiavano di poco.
E nessuno degli intervistati riteneva che un'espressione felice fosse
più attraente di un'espressione neutra. Morrison è così arrivato alla
conclusione che «I tessuti profondi di un volto non sono
modificabili. E sia gli uomini sia le donne riescono a capire se un viso
è attraente o meno a prescindere dalle espressioni facciali».
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Secondo Morrison, più che a rendere una persona attraente, le espressioni del viso servono a indicarci le sue intenzioni: difficilmente tenteremo un approccio con qualcuno che mostra un'espressione di disgusto o rabbia. Mentre avvicineremo più volentieri chi sorride. Ma l'attrazione in tutto questo non c'entra. E uomini e donne la pensano alla stessa maniera: «Giudicano l'attrazione allo stesso modo», chiosa Morrison, «probabilmente perché entrambi devono essere in grado di valutare le capacità attrattive delle persone del sesso opposto come potenziali compagni e quelle delle persone dello stesso sesso come concorrenti».
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