I libri di testo spiegano che la nostra specie (Homo sapiens) è nata in Africa, nella zona che va dall'Etiopia alla Tanzania, circa 200.000 anni fa. Nuove scoperte ed esami più approfonditi dei fossili esistenti, oltre che analisi di materiale genetico delle popolazioni attuali, stanno però aiutando a riscrivere parte di questa storia. Per esempio, un fossile ritrovato in Marocco, a Jebel Irhoud, è stato datato a circa 300.000 anni fa: la forma del cranio farebbe sospettare che si tratti di Homo sapiens. Se il fossile appartenesse a uno dei nostri lontanissimi antenati, dovremmo riconsiderare non solo l'età della nostra nascita, ma anche e soprattutto il luogo di origine. Non più Africa orientale, quindi, ma settentrionale. Tuttavia, non tutti i paleoantropologi sono d'accordo nel ritenere quel fossile così importante da sconvolgere un dato di fatto considerato acquisito, come la data di nascita delle nostra specie.
Quanto al luogo, una nuova ipotesi rende la nostra culla ancora più sfumata: l'ipotesi del "multiregionalismo africano" suggerisce che la nostra specie sia nata dalla confluenza di varie popolazioni di Homo sapiens arcaico, che hanno contribuito in misura maggiore o minore al nostro Dna. Le popolazioni stesse erano presenti un po' in tutta l'Africa e non in un luogo limitato, e gli spostamenti continui dei nostri antenati hanno contribuito al rimescolamento dei geni.
Nuove ipotesi a parte, una certezza c'è: l'uscita definitiva dall'Africa della nostra specie (preceduta da altre, sempre del genere Homo, come Homo erectus) è avvenuta circa 70-60.000 anni fa. Da allora gli uomini moderni hanno colonizzato tutti i continenti nel giro di poche migliaia di anni. Dapprima l'Asia, poi l'Australia, l'Europa e infine, circa 16.000 anni fa, le Americhe.