Scienze

L'Homo erectus era un marinaio (e comunicava a gesti)?

Più volte si è ipotizzato che l'ominide sapesse solcare i mari, ma ora a questo scenario si affianca quello linguistico: se davvero navigava aveva bisogno di un codice condiviso per coordinare gli sforzi.

L'Homo erectus aveva sembianze simili a noi, sapeva lavorare la pietra e forse anche cucinare. Ma non è tutto: secondo un'ipotesi che periodicamente torna alla ribalta, questo arcaico rappresentante del genere Homo, apparso in Africa a partire da 1,8 milioni di anni fa, sapeva anche fabbricare imbarcazioni per navigare, e aveva addirittura un gergo - almeno gestuale - per comunicare in mare.

A riproporre la suggestiva, ma controversa, teoria è Daniel Everett, linguista e docente alla Bentley University (USA) nonché autore del saggio How Language Began. Fossili di Homo erectus sono stati rinvenuti in Europa meridionale, ma anche in Cina e in Indonesia. Alcuni ipotizzano che l'Homo floresiensis, l'ominide di bassa statura vissuto sull'isola indonesiana di Flores fino a 50 mila anni fa, discendesse proprio dall'Homo erectus.

Navigo, dunque mi esprimo. Intervenendo al recente meeting dell'American Association for the Advancement of Science ad Austin (Texas), Everett ha ipotizzato che gli spostamenti via mare dell'ominide fossero intenzionali e coordinati, con almeno 20 individui per spedizione. Per capirsi e sopravvivere, questi marinai preistorici dovevano avere un codice linguistico condiviso. Mugugni e grugniti non sarebbero bastati a comunicare rapidamente e in modo efficace.

«L'Homo erectus aveva bisogno di un linguaggio per navigare fino all'isola di Flores - ha spiegato - non avrebbe semplicemente potuto approfittare di un passaggio su un tronco galleggiante perché sarebbe stato spazzato verso il mare all'arrivo della corrente. Doveva essere capace di remare. E se lo faceva, doveva poter dire: rema da questo lato, o smetti di remare. Serviva una comunicazione attraverso simboli e non solo brontolii».

Che cosa intendiamo per linguaggio? Everett precisa che se di linguaggio si trattava, era comunque molto diverso dal nostro: all'Homo erectus mancava la versione di un gene necessario per lo sviluppo del linguaggio, chiamato FOXP2, condiviso da sapiens e Neanderthal (anche se non è chiaro se i Neanderthal avessero un linguaggio). «Avevano quello che serve per inventare un linguaggio ... se hai simboli in un ordine lineare, allora hai una grammatica».

gli Strumenti in pietra. L'intervento ha avuto diversi riscontri nella comunità scientifica. Kevin Laland, biologo evolutivo dell'Università di St Andrews (Scozia), è d'accordo e porta come ulteriore prova la capacità dell'Homo erectus di ricavare gli utensili tipici della cultura acheuliana (un tipo di scheggiatura della pietra molto elaborata).

«La cosa importante è riconoscere che il linguaggio non apparve nella cultura moderna tutto in una volta, ma seguì un'evoluzione graduale, da una protocultura che comprendeva soltanto una manciata di parole a una piccola struttura grammaticale.

Certamente è plausibile che l'Homo erectus avesse capacità protolinguistiche».

No a facili conclusioni. Altri studiosi, come Chris Stringer del Natural History Museum di Londra, sostengono che ci siano ben poche evidenze che l'Homo erectus fosse un esperto navigatore: sull'isola di Flores potrebbe esserci arrivato aggrappandosi a una zattera di fortuna durante uno tsunami. Per Stringer, un altro estinto "parente", l'Homo heidelbergensis, vissuto tra i 700 mila e i 300 mila anni fa, aveva le caratteristiche per sviluppare una forma primitiva di linguaggio. Sull'Homo erectus ci sono più dubbi: saper sviluppare un utensile non equivale a saper parlare (lo fanno anche molte scimmie, e persino i corvi).

20 febbraio 2018 Elisabetta Intini
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