Potreste avere piedi simili a quelli di una grande scimmia e non esservene mai accorti. Una persona su 13 ha estremità superflessibili analoghe a quelle dei primati abituati ad arrampicarsi sugli alberi: lo dimostra un nuovo studio dell'Università di Boston.
Nella mente di uno scimpanzé: anche queste scimmie leggono nel pensiero dei loro simili
Anche le scimmie sanno leggere. O quasi
Jeremy DeSilva e Simone Gill hanno chiesto a 400 visitatori del Museo delle Scienze di Boston di camminare a piedi nudi mentre venivano filmati. I ricercatori hanno anche utilizzato un tappeto meccanico in grado di analizzare le varie componenti anatomiche del piede.
Quali nomi hanno le dita del piede?
L'8% dei soggetti ha dimostrato di avere una particolare flessibilità nella parte centrale del piede, caratteristica che nel genere umano si considerava perduta. Nello specifico queste persone mostrano un'eccezionale elasticità sia in corrispondenza dell'attaccatura delle dita, sia tra le dita e il tallone, una peculiarità che permette ad alcuni primati, come gli scimpanzé, di arrampicarsi agilmente sugli alberi. Solitamente invece, la parte centrale del piede umano presenta un'articolazione, in corrispondenza della quale sono presenti spessi legamenti che mantengono l'area particolarmente rigida. In alcune persone evidentemente questi legamenti sono più lassi e consentono una maggiore facilità di movimento.
Per capire se rientrate nella categoria di "superdotati" basta camminare sulla sabbia bagnata: se in corrispondenza della parte centrale del piede si vede una spessa cunetta, significa che lì li vostri piedi si sono piegate in modo accentuato. Questa "dote" potrebbe essere un retaggio dell'evoluzione che risale a quando i nostri antenati si arrampicavano ancora sugli alberi. Potremmo averla persa perché un piede ultraflessibile è meno adatto per camminare o, secondo altre teorie, potremmo averla riacquisita solo di recente, forse a causa delle calzature che hanno modificato la forma del piede.
La ricerca potrebbe fornire nuovi dati per la comprensione di come gli ominidi camminavano: anche le ossa del piede dell'Australopithecus sediba, un nostro "parente" vissuto 2 milioni di anni fa, presentano la stessa mobilità.
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