Nuovo capitolo nella saga di Google contro il governo cinese: il gran capo Eric Schmidt ha espresso fiducia sul fatto che la compagnia possa assicurarsi una licenza per poter lavorare come Internet Provider in Cina.
Piedi in due scarpe? - Schmidt ha affermato che si aspetta che il governo di Pechino rinnovi la loro licenza per far lavorare il sito nel più grande mercato Internet esistente al mondo. In parte è dovuto alla recente decisione di Google di fermare l'indirizzamento in automatico verso il suo sito di ricerca senza censure, riservato agli utenti cinesi. Infatti solo a marzo le ricerche degli utenti cinesi venivano indirizzate verso Honk Kong, dove potevano essere effettuate senza il minimo controllo dei risultati da parte del governo di Pechino.
Tensione a gennaio - La scelta di re-indirizzamento di Google è nata dopo le vicende di inizio anno: a gennaio Google ha allarmato il mondo affermando che avrebbe lasciato per sempre il grande paese orientale, perché non cavalcava l'intenzione di offrire i risultati “censurati” sul proprio motore, come invece richiesto da Pechino. Il braccio di ferro tra il Big di Internet e il governo Cinese sulla censura della Rete e i cyber attacchi governativi ha aggiunto nervosismo anche ai rapporti tra Washington e Pechino.
Doppia diplomazia - Tensioni internazionali che sono andate smorzandosi, quando l'amministrazione USA ha deciso di non annoverare la China, per via del valore della moneta, tra i cattivi speculatori finanziari. La decisione di Google di mantenere un sito cinese, previo rinnovo della sua licenza come Internet Provider in quel paese, rimuove ora ulteriori attriti.