Mountain View lascia la Cina. Le ricerche web di Google.com.cn, sono inviate al sito di Hong Kong, Google.com.hk. Dopo mesi di schermaglie col Governo, il colosso americano ha deciso di dirottare il traffico altrove rifiutando la censura che Pechino ha tentato di imporre.
La gioia dei rivali - Il Dipartimento di Stato americano aveva annunciato una mossa di questo tipo da parte di Google. Senza il temutissimo addio definitivo, ma uno spostamento dell'attività su un territorio libero da censure. Secondo fonti accreditate, l'abbandono di Google.cn potrebbe consentire a Baidu di conquistare il 95% del mercato della ricerca on-line cinese. Ed aprire uno spazio anche a Bing, il motore di ricerca di Microsoft.
Pechino risponde - La replica di Pechino non si fa attendere: Google "ha completamente sbagliato" ad aggirare la censura, ha "violato una garanzia scritta", e il governo cinese si dice "indignato" per le "irragionevoli accuse" mosse dall'azienda americana.
Vecchi rancori - L'inizio della disputa risale alla metà dello scorso gennaio, quando la versione cinese di Google, contravvenendo alle leggi, ha permesso la libera ricerca di parole e immagini. Gli utenti di internet in Cina hanno potuto vedere e leggere cose che prima non potevano, sperimentando per la prima volta un web senza censura governativa. Ancora precedente, la schermaglia relativa alla denuncia di alcuni attivisti cinesi dell'intromissione governativa nelle loro caselle Gmail. Seguiti da numerosi giornalisti stranieri operanti in Cina caduti nella stessa situazione.
Parla Google - "Riteniamo che l'approccio di fornire ricerche non censurate in cinese semplice attraverso Hong Kong sia una soluzione ragionevole: è interamente legale e aumenterà significativamente l'accesso all'informazione dei cinesi. Ci auguriamo che il governo cinese rispetti la nostra decisione, anche se siamo consapevoli che potrebbe bloccare l'accesso ai nostri servizi". Così sia.