Già nel 3.500 a.C. i Sumeri utilizzavano alcune piante come anestetici, ma il meccanismo per cui alcune sostanze ci portano all'oblio dei sensi è ancora misterioso. Fondamentalmente, non è ancora chiaro il modo in cui questi diversi composti, senza somiglianze strutturali, e persino elementi chimicamente inerti come il gas nobile xeno, riescano a fare perdere conoscenza.
Ora un nuovo studio condotto sulle piante - in particolare quelle carnivore - ha aggiunto un piccolo tassello a questo puzzle, stabilendo che gli anestetici inibiscono il potenziale d'azione, una caratteristica bioelettrica che condividiamo non solo con gli animali, ma anche con alcune piante.


Non si muove una foglia. La pianta sensitiva (Mimosa pudica), chiude le foglie quando viene toccata; ma una volta esposta a etere dietilico è rimasta immobile per 7 ore, nonostante venisse punzecchiata dai ricercatori.
Esposta alla stessa sostanza, la Venere acchiappamosche (Dionaea muscipula) ha perso la capacità di far scattare sua trappola (vedi video a fine pagina), ma il meccanismo si è ripreso in soli 15 minuti.
Un'altra pianta carnivora, la Drosera capensis, è solita catturare prede grazie ai tentacoli appiccicosi sulle sue foglie (vedi video a fine pagina), ma l'etere le ha fatto perdere la capacità di muovere sia foglie che tentacoli.
Che le piante fossero sensibili agli anestetici, si sapeva da più di un secolo, da poco dopo il primo uso di etere dietilico per fini anestetici. Fu una scoperta incredibile: animali e piante condividevano un'essenza biologica comune, un'essenza che poteva essere disturbata dagli anestetici. Come spiegano i ricercatori, ad animare uomini, animali e piante è la bioelettricità, nella forma del potenziale d'azione: un repentino aumento di elettricità delle cellule.
Questa ricerca propone quindi che l'efficacia degli anestetici stia nell'inibizione del potenziale d'azione, una caratteristica fondamentale dei neuroni, che però si ritrova, appunto, anche in alcune piante.
Comune a piante e uomini. La natura di movimenti, cognizione e intelligenza delle piante è più vicina ad essere compresa, proprio grazie a questa connessione. Di contro, il team ritiene che la somiglianza nella reazione agli anestetici permetterà l'uso di piante come banco di prova per dei test troppi pericolosi per essere effettuati sugli uomini.
VIDEO: IL PASTO DI UNA VENERE ACCHIAPPAMOSCHE
VIDEO: IL PASTO DI UNA DROSERA CAPENSIS