Lo incontriamo per la prima volta alle scuole medie, quando scopriamo che per calcolare l'area di un cerchio a partire dal diametro (o viceversa, per trovare il diametro se è nota la lunghezza della circonferenza o l'area del cerchio), bisogna fare i conti con un numero antico, il π (pi greco), 3,1415926535..., che sulle prime mostra una natura abbastanza ambigua.
È ambiguo perché se da un lato è rassicurante, perché è una costante (una qualsiasi circonferenza divisa per il raggio diametro dà come risultato sempre questo numero), dall'altro è un po' sfuggente nel suo essere irrazionale, perché si compone di una serie infinita di cifre decimali, che gli scienziati calcolano e aggiornano continuamente, ma che non sarà mai conoscibile completamente.

Pi greco nel cuore. In ogni caso, alzi la mano chi, dopo le medie, ha mai usato il pi greco per calcolare l'area di un dvd della Playstation, o il "perimetro" di una crostata all'albicocca. Eppure, il nostro caro π risulta indispensabile in tante attività che interessano la vita quotidiana di molti di noi.
In particolare, pi greco è fondamentale in tutte quelle formule che descrivono un fenomeno fisico che si ripete periodicamente in un tempo fisso, come il ritmo di un cuore che pulsa o di un pianeta che orbita intorno al sole, ma compare anche nelle equazioni che descrivono la respirazione di un bambino o l'alternarsi del sonno e della veglia nel corpo umano.
In modo persino più evidente, pi greco compare anche in certi fenomeni naturali. Qualche anno fa, infatti, Hans-Henrik Stolum, matematico e ricercatore dell'Università di Cambridge, dimostrò che pi greco è anche il valore a cui tende il rapporto tra la lunghezza effettiva di un fiume dalla sorgente alla foce e la sua lunghezza in linea d’aria (il percorso che farebbe se andasse dritto, insomma). E c'è addirittura chi ha dimostrato che l'altezza di un elefante, dal suolo alla spalla, si può calcolare moltiplicando per 2π il diametro di una sua zampa.