STEM, dall'inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics, è il faro che deve illuminare una parte importante del percorso educativo che il nostro sistema scolastico propone, fin dagli inizi: oggi più che mai lo sappiamo, dopo che la pandemia e gli strumenti trovati a tempo di record per mitigarla e contrastarla hanno mostrato quanta differenza possano fare le scienze nella vita quotidiana. Come trasformare quella sigla, STEM, e il timore quasi reverenziale che spesso accompagna quegli studi in qualcosa che anche i più giovani possono avvicinare con curiosità? È questa la sfida di Future Inventors, il progetto educativo del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci (Milano) e Fondazione Rocca che unisce scienza, arte e tecnologia digitale per dare vita a un metodo alternativo per parlare delle STEM: un formidabile e coloratissimo laboratorio dedicato a docenti e studenti delle scuole medie.
Nel video qui sopra: dai tubi musicali di Lines agli psichedelici giochi di forme e colori di Caleidoscope, fino allo specchio meccanico in bianco e nero: nel laboratorio di Future Inventors il mondo analogico e quello digitale si incontrano in un connubio perfetto tra arte, tecnologia e scienza. I giovani studenti qui possono creare suoni diversi col solo movimento delle mani, tracciare linee colorate e comporre complesse forme geometriche, trasformare il reale nel virtuale. Tutto all'insegna della collaborazione, della creatività e della libertà espressiva.
Pixel e bit: tra immagini e suoni. Il laboratorio sarà a disposizione degli studenti di cinque istituti lombardi coinvolti nella sperimentazione per l'intero anno scolastico. L'ambiente è organizzato in tre stanze principali: il primo è una pedana a pressione dotata di un sistema di tracciamento laser che trasforma i passi dei ragazzi in immagini e disegni digitali colorati su schermo; il secondo è una stanza composta da tubi tridimensionali dotati di sensori a infrarossi in grado di misurare la distanza delle persone e trasformare i movimenti in suoni di diversa frequenza, timbro e volume in base alle interazioni.
Il terzo ambiente raccoglie diverse attività legate a software e output sia visivi sia uditivi, come la zona dedicata a giochi di ombre colorate o lo specchio meccanico che trasforma le immagini registrate dalla fotocamera in pixel bianchi e neri.
Il progetto prevede diverse fasi di sviluppo e includerà installazioni realizzate da artisti di livello internazionale e attività innovative, come proiezioni interattive, sound art, videomapping, algoritmi creativi... Tutti gli elementi che permetteranno di sollecitare la curiosità e la passione per le scienze dei nostri ancora piccoli inventori del futuro.