Una nuova ipotesi si aggiunge alla lista delle catastrofi che potrebbero aver contribuito al declino della società Maya. Un'eruzione del vulcano
El Chichon, nel sud del Messico, potrebbe aver innescato i meccanismi climatici che portarono ai disordini sociali e alle carestie che segnarono l'ultima fase di questa popolazione.
Coincidenza temporale. Le analisi dei depositi delle sue ceneri condotte da un gruppo di geologi olandesi rivelano un importante evento eruttivo nel VI secolo d.C., il periodo in cui è collocato l'inizio dello "iato" della civiltà Maya, un periodo di declino e instabilità politica che sarebbe durato almeno due secoli, caratterizzato dall'abbandono delle pianure abitate.
Le testimonianze nei ghiacci. Passati campionamenti di ghiacci polari dimostrano che nel 540 d.C. ci fu un picco di immissione di zolfo in atmosfera: se si verificò, quindi, un evento eruttivo abbastanza imponente da lasciare una "firma" riconoscibile negli strati di ghiaccio, è molto probabile che lo stesso disastro ebbe importanti ripercussioni ambientali a livello locale, oltre a un impatto sul clima globale.
Antichi residui. Finora si attribuiva questa eruzione al vulcano Ilopango, in El Salvador, ma i rilievi al radiocarbonio effettuati sugli alberi della regione non confermano la datazione. Le analisi al radiocarbonio dei materiali piroclastici eruttati da El Chichon nel lago Tuspan e nel delta dei fiumi messicani Usumacinta-Grijavala (dove un tempo sorgevano le pianure abitate dai Maya) rivelano invece una datazione coincidente con le rilevazioni sui ghiacci polari, e con l'inizio del declino Maya: 546 d.C., con un'approssimazione di 16 anni.
Una finestra talmente stretta da far supporre che, intorno al 540 d.C., ci sia stato un evento eruttivo più potente dell'eruzione del 1982, quando le ceneri di El Chichon uccisero 2000 persone.
Inverno improvviso. L'anidride solforosa e le polveri emesse dal vulcano avrebbero sortito un effetto raffreddante sull'atmosfera terrestre; questo episodio, insieme alle conseguenze di un'altra grande eruzione del 536 d.C., avvenuta probabilmente in Alaska, dovette avere un grande impatto sul clima dell'emisfero settentrionale, con una riduzione delle temperature globali anche di 2 °C. Si spiegherebbero così le difficoltà nei raccolti agricoli, le carestie, la diffusione di malattie e i disordini sociali.