A partire dal numero 323 (in edicola dal 14 agosto) Focus metterà nella sua lente di ingrandimento gli atleti azzurri che si stanno allenando in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020: mese per mese (e specialità per specialità, cominciando dal canottaggio) vi proporremo il reportage dai luoghi degli allenamenti, per studiare da vicino tecniche, movimenti, esercizio muscolare e mentale. Ecco l'editoriale con cui il direttore Raffaele Leone presenta l'iniziativa.
Non ho mai dimenticato quella misura: 3,36. Mamma mi guardava dalle tribune dello stadio Cibali di Catania e io undicenne presi emozionato la rincorsa per il salto in lungo che segnò, appunto, tre metri e trentasei centimetri.
Ricordo un’altra misura, stavolta del salto in alto e di qualche anno dopo: 1,54. Ricordo bene anche l’impegno che ci misi a battere il mio diretto concorrente, un ragazzino inglese del Mayfield College che frequentavo quell’estate nel Sussex. Allora saltavo ancora a sforbiciata e con lui fu una sfida centimetro per centimetro. Unico rammarico: quella volta a incitare c’erano i suoi genitori, non i miei, cosicché lui avrebbe voluto vincere anche per loro e pianse del suo secondo posto. A mente fredda mi sono detto che avrei dovuto lasciarlo vincere, ma durante la competizione la mente e il sangue non sono freddi e pensano a battere l’altro.
Lo sport è salute. Le due misure che ho appena citato fanno capire che io non sono mai stato un campione ma che lo sport mi è sempre piaciuto. Nuoto, sci e calcio con gli amici; atletica leggera con un paio di società; pallavolo a un livello giovanile dignitoso; titolare nella squadra di cricket del college; ancora salto in alto fino a 1,82; e poi i trenta metri del lancio del giavellotto che hanno interrotto il mio divertimento per la leggerezza di un cattivo allenatore che mi mandò subito in gara facendomi saltare il riscaldamento. Distrutti i legamenti e il menisco del ginocchio, due interventi mal riusciti. Fine dei giochi.
Racconto ancora una volta i fatti miei per raccontare, in fondo, i fatti di tutti. L’attività sportiva è una grandissima scuola di vita e di benessere fisico e mentale. La copertina di questo numero di Focus (n. 323 di settembre in edicola) e il dossier spiegano come l’evoluzione della nostra specie abbia costruito il corpo umano per muoversi tanto, per avere velocità e resistenza, e come ossa, muscoli, organi interni e funzioni biologiche siano stati poco a poco plasmati per lo scopo.
Semplificando direi che non ci muoviamo soltanto perché in astratto ci fa bene, ma perché siamo fatti per il movimento. E se ci muoviamo, stiamo bene perché facciamo quello che il nostro corpo ci chiede, quello per cui siamo stati costruiti. In un certo senso “dobbiamo” fare sport perché abbiamo un corpo sportivo. Nasciamo sportivi. Tutti.
La tecnica degli atleti. Ecco perché sport e salute sono intrecciati, ecco perché i medici stanno pensando di prescrivere l’attività sportiva come si prescrive una medicina, ecco perché il movimento aiuta a fronteggiare alcune malattie. Lo sport è dunque salute perché è nel nostro Dna, ma lo sport è anche disciplina, impegno, conoscenza e tecnica. A livello agonistico/professionistico è alta specializzazione come qualunque professione fatta bene. In senso lato è scienza. Perciò ci occuperemo anche di sport su Focus, “sezionando” e raccontando nel dettaglio l’allenamento dei nostri campioni (cominciamo dai canottieri che difenderanno il titolo mondiale a fine agosto).
In vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020, per mesi, studieremo atleti di svariate specialità nella loro tecnica, nel movimento, nell’esercizio muscolare e mentale. Andremo a scoprire che cosa c’è dietro anni di preparazione finalizzati a vincere una gara di pochi minuti. E ci tengo a ringraziare le singole federazioni da noi contattate, gli allenatori, gli atleti e i loro agenti che hanno capito lo spirito divulgativo dell’iniziativa e che ci hanno aperto le porte (unica eccezione, chissà perché, la federazione di nuoto).
Leggendo le storie dei campioni si scoprono tanti dettagli e si capisce che cosa sono impegno e sacrificio, che cosa è la disciplina. A questi ragazzi la forza acquisita nello sport dovrà servire anche dopo la vita atletica che dura pochi anni (per quanto Federica Pellegrini potrebbe obiettare “pochi per chi?”). Sta a loro usare gli insegnamenti della stagione sportiva nelle altre stagioni della vita e farne tesoro.
Record assoluti. Molti pensano che quel che sto per dire sia una castroneria, ma la grande lezione di vita dello sport non credo sia tanto la medaglia d’oro o essere i migliori, quanto studiare, perfezionare, applicare, impegnarsi e competere per dare il meglio di sé. Per migliorare. Quando si è fatto questo, si è saliti su un podio che non è il podio dei record assoluti ma è il podio di ognuno di noi. Il più importante. Il mio 3,36 e le altre mie misure non sono le misure di un campione ma sono mie e nessuno dei tanti più bravi di me potrà mai togliermele perché sono le misure del mio impegno e del mio mettercela tutta.
Sono i miei primati. Misurarsi con se stessi per arrivare al proprio meglio, quello è vincere.
Ecco che cosa mi piace soprattutto dello sport: che fa tanto bene al corpo quanto alla mente. D’altronde il nostro organismo, progettato per farci correre, non si è meravigliosamente sviluppato anche per farci pensare?
Raffaele Leone