Fermate per "raggiunti limiti di età" due vecchie centrali nucleari, in Canada e in Olanda. Meno rischi per l'ambiente? Probabilmente sì. Ma questi erano due impianti fondamentali per la produzione di un isotopo importante in radiologia, e perciò adesso sono a rischio molti esami clinici, come la scintigrafia ossea. Forse le centrali torneranno in funzione, ma... (Raymond Zreick, 19 marzo 2010)
IN SINTESI
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Come sarebbe il lavoro di un radiologo se non potesse usare la medicina nucleare? Praticare la medicina come facciamo oggi è impensabile senza questi strumenti, tante sono le procedure diagnostiche e terapeutiche di importanza cruciale basate sull'uranio.
La scintigrafia, per esempio: si somministra al paziente un tracciante radioattivo che si deposita sui tessuti da esaminare, come il cuore (scintigrafia miocardica), i polmoni, la tiroide, le ossa (scintigrafia ossea, dove il tracciante si concentra su fratture, traumi, metastasi...).
Per questi esami diagnostici si utilizza soprattutto tecnezio-99m, ottenuto dal molibdeno-99, che a sua volta si estrae - mediante un procedimento complesso e costoso - da uno dei 300 circa isotopi prodotti dall'irraggiamento di uranio 235 (235U) arricchito all'80%.
MEDICINA NUCLEARE Al mondo ci sono solamente cinque centrali nucleari dotate della tecnologia necessaria a irraggiare una miscela d'uranio così ricca dell'isotopo fissile 235, rispettando "regole" militari, in quanto il 235U è materiale da bombe atomiche della massima potenza... Per la verità, da maggio del 2009 le centrali sono solamente tre: le due che sono state chiuse, una in Olanda (in funzione dal 1961) l'altra in Canada (in funzione dal '57) fornivano da sole quasi l'80% del fabbisogno mondiale di molibdeno-99 per uso farmaceutico e addirittura la quasi totalità della richiesta dagli Usa - che è più o meno il 50% di quella mondiale.
Come si intuisce dalle date, i due impianti chiusi erano piuttosto datati e da tempo sottoposti a frequenti fermi per manutenzione. Gli altri tre impianti, in Belgio, Francia e Sudafrica, non sono da meno: entrati in funzione tra il 1961 e il '65, tutti e tre assieme possono fornire poco più del 20% della richiesta mondiale di radionuclidi per uso farmaceutico.
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Adriano Duatti
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