Se per “tornare indietro” intendiamo l’esatta ricostruzione di strutture o comportamenti di antenati delle specie viventi, la risposta è no. C’è anche una “legge” sull’argomento, definita dal biologo belga Louis Dollo nel 1893: una volta che con l’evoluzione un organo è scomparso, una specie (e quindi anche le specie discendenti) non può più ricostruirlo [Legge dell"irreversibilità dell'evoluzione" o legge di Dollo].
CROMOSOMI. Anche alla luce delle moderne conoscenze genetiche non è possibile ipotizzare imponenti “marce indietro”. Potrebbe essere ricostruita una struttura genetica originaria solo dopo cambiamenti minimi, come la sostituzione di un singolo nucleotide, una “lettera” del Dna; ma se i cambiamenti tra un organismo e i suoi discendenti implicano modifiche radicali (come la perdita o la fusione di uno o più cromosomi) non si può tornare indietro.
I rari esempi in cui un organismo sembra riguadagnare organi perduti coinvolgono, nella maggior parte dei casi, geni “silenti” (cioè temporaneamente inattivi) che ritornano in azione.
Così per serpenti e balene è praticamente impossibile riacquistare le zampe perdute, come per gli uccelli riguadagnare i denti, presenti nei loro antenati dinosauri teropodi (come il Velociraptor).