Tra i vulcani attivi, l’Etna è un caso molto interessante. Emette enormi quantità di gas, soprattutto vapore acqueo, anidride carbonica e anidride solforosa, la cui fuoriuscita è continua - anche in assenza di emissioni di lave. Studi del passato, riconfermati da recenti ricerche condotte da Carmelo Ferlito (Università di Catania), hanno calcolato che ogni anno vengono emesse 7 milioni di tonnellate di gas. Una enormità: la quantità è così elevata che Ferlito si è chiesto come la si può spiegare.
Perché in genere c'è una proporzione ben definita tra gas emessi e lave che arrivano in superficie. Nel caso dell’Etna tale corrispondenza non c'è: «La quantità di lave al seguito dei gas dovrebbe essere almeno 10 volte superiore a quella che effettivamente arriva in superficie», commnenta il ricercatore. Come si spiega?
Alcuni vulcanologi hanno ipotizzato che in realtà la quantità di magma che risale è di molto superiore a quella che arriva in superficie, ma per varie cause (da comprendere) la maggior parte non erutta e torna invece in profondità.
Anche in tal caso, però, in base ai volumi di gas la quantità di magma che pulsare dal basso verso l’alto dovrebbe essere di almeno 10 tonnellate al secondo - e se così fosse, l’Etna dovrebbe gonfiarsi come un palloncino.
L'ipotesi dell'acqua. Per Ferlito quell'ipotesi non è soddisfacente: la sua alternativa, illustrata nello studio pubblicato su ScienceDirect, non parte dai magmi ma da gigantesche sacche di acqua e gas presenti in profondità. «È da queste sacche che arriva almeno il 70 per cento dei gas che il vulcano emette, mentre solo il 30 per cento è da imputare ai magmi», afferma.
Se l'ipotesi è corretta, l’Etna sarebbe più una gigantesca sorgente di fluidi caldi che un vero e proprio vulcano - e con questo modello si potrebbe in effetti spiegare il comportamento di vulcani del pianeta con caratteristiche simili al vulcano siciliano.
Gli scettici. Non tutti concordano con le ipotesi di Ferlito. Kayla Iacovino (Arizona State University), per esempio, sostiene che i gas arrivano da notevoli profondità, dove gigantesche quantità di magmi sono in costante agitazione. In base a questa chiave di interpretazione, l'Etna sarebbe un "normale" vulcano.