Sessantatre per cento... Questa è la percentuale di specie di mammiferi scomparse dall'Africa e dalla penisola arabica circa 30 milioni di anni fa, dopo che la Terra passò da condizioni di caldo, in cui era generalmente paludosa, a un clima estremamente freddo, più secco. Un'estinzione di massa che stiamo scoprendo solo ora.
Si tratta infatti di un evento mai documentato prima, risultato di decenni di lavoro e le cui conclusioni sono state pubblicate su Communications Biology. Analizzando numerosi fossili che giacevano presso il Division of Fossil Primates del Duke Lemur Center (Duke University di Durham, nella Carolina del Nord, USA), un gruppo di paleontologi è riuscito a ricostruire gli eventi che circa 30 milioni di anni fa, tra Eocene e Oligocene (fase detta anche "Grande Coupure") portarono all'estinzione della maggior parte dei mammiferi africani, tra i quali numerosi primati e insieme a loro molte altre specie, un po' ovunque sul Pianeta. Si tratta di un risultato che va assolutamente controcorrente rispetto a quanto si sapeva finora.
La Terra cambiò faccia. La ricerca è partita dal presupposto che in quel momento vi fu un profondo cambiamento climatico che portò la Terra a uscire da un periodo caldo e caratterizzato da immense paludi, trasformate in gigantesche distese ghiacciate. Ciò fece mutare profondamente gli ambienti del Pianeta: molte foreste si trasformarono in praterie, il livello dei mari diminuì mentre crebbero le calotte glaciali dei poli e, non ultimo, il livello di anidride carbonica nell'atmosfera crollò profondamente. Esattamente il contrario di quel che sta accadendo oggi.
Fu così che due terzi delle specie di animali che popolavano l'Asia e l'Europa si estinsero. E fin qui era già tutto noto, anche se le cause venivano imputate ai ritiro del Mare di Turgai, un braccio di mare che si protendeva a est degli Urali.
Estinzioni anche in Africa. Ma la nuova ricerca ha portato alla luce che anche i mammiferi africani subirono forti "perdite", al punto che molti sparirono del tutto, mentre fino a oggi nessuno ipotizzava l'esistenza di un'estinzione africana tra Eocene e Oligocene. Si pensava infatti che, tra i tropici e l'equatore, il clima più mite avrebbe potuto preservare gli animali dalla morte.
Ma non fu così. La nuova ipotesi è suffragata dallo studio della distribuzione di fossili di diversi gruppi di mammiferi (roditori anomaluridi e istricognati, primati antropoidi e strepsirrhini e ienodonti carnivori) provenienti da vari siti africani, dei quali i paleontologi hanno potuto ricostruire gli alberi evolutivi.
L'approfondita ricerca ha portato a concludere che tutti i gruppi di mammiferi sottoposti allo studio subirono, in quel periodo, perdite enormi.
La rinascita. Sempre attraverso l'analisi dei reperti, i ricercatori hanno potuto stabilire che pochi milioni di anni dopo l'estinzione vi fu una rinascita dei vari gruppi di mammiferi, anche se con un aspetto diverso. Ed è proprio la diversa anatomia tra gli animali del prima e del dopo uno dei punti cardine che prova, ulteriormente, che vi fu in effetti un evento di estinzione.
Un esempio? I denti dei roditori. Dopo il periodo dell'estinzione mostravano denti del tutto diversi, a dimostrazione che la dieta era cambiata. Spiega Matt Borths, autore della ricerca: «è un esempio di estinzione molto interessante, elimina molte forme di vita, ma apre nuove opportunità ecologiche per le specie che sopravvivono».
Il passaggio Eocene-Oligocene può essere considerato come un "collo di bottiglia evolutivo": molti animali si estinguono, mentre alcuni sopravvivono e questi, in pochi milioni di anni, si riprendono dando vita a nuove specie. Sottolinea Erik Seiffert, professore del Dipartimento di scienze anatomiche integrative presso la Keck School of Medicine dell'Università della California: «certo è che se le scimmie antropomorfe si fossero estinte tutte, così come successe ad altre specie, è molto probabile che noi, oggi, non saremmo qui».