Negli ultimi cinquant'anni si è affermata l'idea che talora i grandi terremoti siano collegati e anche susseguenti l'uno all'altro. Se così fosse, che cosa si nasconde in questa correlazione? È un fattore interno o esterno al Pianeta? Una possibile risposta viene da un lavoro che ipotizza l'esistenza di un rapporto statisticamente significativo tra l'attività solare e i grandi terremoti: lo studio, pubblicato su Nature, dichiara di basarsi sull'analisi di venti anni di dati raccolti dal satellite SOHO (NASA/ESA, Solar and Heliospheric Observatory) sulle più intense eruzioni solari e la conseguente maggiore densità di protoni (particelle ad alta energia) che investono la Terra, in relazione a sismi di magnitudo superiore a 5.6 registrati nel database dell'International Seismological Centre (ISC-GEM) nello stesso arco di tempo.
ATTENZIONE, articolo corretto il 18 agosto
Nonostante la pubblicazione su Nature il lavoro è stato duramente criticato dalla comunità scientifica internazionale (vedi per esempio questi commenti), e va sottolineato che la previsione dei terremoti rimane a oggi un obiettivo molto lontano
«Siamo partiti dallo studio dei dati dell'osservatorio SOHO, in orbita stazionaria rispetto alla Terra e al Sole, a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra», spiega Vito Marchitelli, primo autore dello studio: «il satellite registra la densità e la velocità dei protoni che investono la Terra, parametri che sono frutto dell'intensità dell'attività solare. Il confronto tra la variazione di questi dati e la sismicità su scala mondiale non sembra lasciare dubbi: la correlazione è evidente e mostra picchi di sismicità nell'arco di 24 ore dai picchi del flusso di protoni.»
«Va innanzi tutto detto che l'osservazione di tale, forte correlazione tra densità protonica e terremoti è di per sé una scoperta molto importante, perché consente di capire che c'è un fattore comune che influenza la sismicità su scala globale», spiega Giuseppe De Natale, uno dei coautori. «Le scariche generate dall'eccesso di carica elettrica della ionosfera penetrerebbero nelle grandi faglie sismogenetiche, ossia le strutture geologiche che generano i terremoti, che sono zone di alta conducibilità elettrica. Ciò può generare scariche elettrice nei cristalli di quarzo, che abbondano nelle rocce, generando un impulso di dilatazione o contrazione del minerale, e quindi delle rocce intere, a seconda della polarità della corrente. Tale impulso di deformazione potrebbe destabilizzare faglie che sono già vicine al punto di rottura, e perciò produrre i terremoti.»
In sintesi, l'arrivo di grandi flussi di protoni dal Sole produce scariche elettriche nelle grandi faglie, dove l'elettricità si trasmette facilmente, e ciò agisce su alcuni minerali come il quarzo, il quale, dilatandosi o comprimendosi, può dare il via al movimento di una faglia già sottoposta a un'elevata tensione.
Questo suggerisce che i grandi terremoti che si scatenano quasi in successione sono correlati all'attività del Sole.
«Il nostro lavoro», affermano gli autori, «non mette certamente in discussione il fenomeno principale che genera i terremoti, ossia la tettonica e il movimento delle zolle terrestri, ma il contributo indotto dalle variazioni di carica dovute all'attività solare può rappresentare il fattore di destabilizzazione per faglie già vicine al punto critico.» Insieme a una migliore comprensione della struttura della Terra e a molti altri fattori importanti di geologia e sismologia, la scoperta di questa correlazione potrebbe in effetti portare più vicini alla capacità di stimare la probabilità di un forte sisma in regioni del mondo più soggette di altre.