La più recente attività eruttiva dell'Etna ha riversato sui social immagini di rara bellezza, prima di tornare a indebolirsi di nuovo. Domenica 17 gennaio colate di lava sono spillate dal Cratere di Sud-Est per tuffarsi sul versante orientale, per qualche centinaio di metri. La sera del 18 gennaio, dopo quattro settimane di moderata attività nell'area sommitale, il vulcano si è scatenato in un nuovo episodio parossistico (la fase esplosiva più violenta di un'eruzione vulcanica), scagliando getti di lava, gas e ceneri incandescenti da due bocche situate nella parte orientale del Cratere di Sud-Est - un'attività che gli esperti definiscono "di tipo stromboliano".
Verso il cielo e verso il mare. L'attività esplosiva ha creato una colonna eruttiva che si è dapprima innalzata per diversi chilometri sopra la cima, poi è stata piegata dal vento in direzione sud-est. Le ceneri fini che sono ricadute a terra hanno raggiunto l'area di Acicastello-Acireale, a 10-20 km di distanza.
Fuoco e ghiaccio. La fase esplosiva è comunque rapidamente diminuita nella tarda serata del 18 gennaio, lasciando il posto all'emissione di sporadiche colonne di cenere che sono state disperse dai venti e a due flussi di lava in raffreddamento, uno diretto verso est attraverso la disabitata Valle del Bove e un altro individuato sul lato settentrionale del cratere. Stando a quanto riportato dal vulcanologo Boris Behncke sul rapporto elaborato per IngvVulcani, i flussi lavici hanno creato violente interazioni con la neve caduta in giornata sui fianchi dell'Etna.
Fenomeni frequenti. Come spiega Behncke, «le manifestazioni eruttive degli ultimi mesi ricadono in un periodo di classica attività sommitale dell'Etna, che è in corso dalla primavera del 2019 (...). L'attività sommitale dell'Etna può variare, da debole attività stromboliana ed effusiva a spettacolari episodi di fontane di lava, rapidi flussi lavici confinati alle quote alte del vulcano, e colonne eruttive cariche di materiale piroclastico che spesso raggiungono diversi chilometri in altezza. Questi episodi, conosciuti anche come "parossismi", sono un fenomeno molto comune nell'attività recente dell'Etna: nell'anno 2000 il Cratere di Sud-Est ne produsse più di sessanta in pochi mesi, e fra gennaio 2011 e dicembre 2013 un'altra cinquantina, che hanno portato alla crescita del nuovo cono del Cratere di Sud-Est».