
Perché negli ultimi anni la
temperatura terrestre
non cresce più come negli anni Ottanta? Forse perché il riscaldamento globale è
rallentato? O forse perché era una
bufala sostenuta da una cerchia di ricercatori con interessi a far girare questa idea? A queste domande gli “
scettici” del riscaldamento globale si sono aggrappati dal 1998 ad oggi, da quando cioè la temperatura terrestre non sembra più crescere come negli anni ’70, ’80 e ’90. Anche perché i
sostenitori del riscaldamento e globale e conseguenze annesse non riuscivano a dare una risposta esaustiva. Ma ora la scienza sembra aver spiegato questo paradosso. Tutto dipende dal naturale
raffreddamento di una parte dell’Oceano Pacifico. Sebbene l’area di queste acque più fredde coprano una superficie del pianeta che corrisponde a solo
l’8%, il raffreddamento di tali acque è in grado di rallentare il riscaldamento globale causato dall’aumento dell’anidride carbonica immessa nell’atmosfera. Tutti gli scienziati dell’atmosfera sanno che quest’area del pianeta è una sorta di
motore importante per il comportamento dell’atmosfera stessa. La ricerca è stata pubblicata su Nature.
Prepariamoci al peggio tra pochi anni

Lo studio è stato realizzato da Shang_Ping Xie dello Scripps Institution of Oceanography. “Ci sono due possibilità per spiegare quanto sta avvenendo –spiega il ricercatore. La prima vuole che il vapore acqueo, la fuliggine e altri aerosol nell’atmosfera abbiano riflesso la luce del Sole più che nel passato e questo abbia avuto un effetto di raffreddamento sulla Terra. La seconda è la variabilità naturale del clima stesso che ha avuto un impatto notevole sull’Oceano Pacifico, facendo raffreddare le sue acque su un’ampia superficie”.
In questa zona del pianeta esiste una situazione nota a tutti che raffredda le acque ed è La Nina, una situazione che si alterna al Nino e che porta le acque a raffreddarsi. Ma Xie ha puntato le sue ricerche su quella che viene chiamata Oscillazione Pacifica Decadale o PDO che ha cicli molto più lunghi che non La Nina.
Xie ha dunque realizzato un modello climatico che tiene conto sia dell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera che della PDO e: “Tutto viene spiegato – sostiene il ricercatore. Viene spiegato il rallentamento dell’aumento della temperatura terrestre e anche alcuni altri paradossi come ad esempio le ondate di calore del 2003 in Europa, del 2010 in Russia e del 2012 negli Stati Uniti”. La soluzione a questi problemi sta nel fatto che la temperatura del pianeta si è comportata in modo diverso in inverno e in estate. “L’influenza dell’Oceano Pacifico è più forte in inverno e più debole in estate così che la CO2 può influenzare maggiormente le aree polari e questo spiega le ondate di calore e i minimi storici nell’espansione dei ghiacci artici”.
In altre parole la ricerca ha scoperto perché c’è in atto un rallentamento nella crescita della temperatura terrestre nonostante l’aumento continuo dell’anidride carbonica che viene immessa nell’atmosfera. Il raffreddamento tuttavia, non durerà a lungo (pochi anni? 10 anni? 20 anni?), ma in ogni caso quando la PDO terminerà il suo effetto, la crescita della temperatura tornerà prepotentemente a farsi sentire. Prepariamoci, dunque.