Un gruppo di ricercatori americani ha creato un’apparecchiatura elettronica in grado di spegnere e accendere la memoria. L’esperimento è stato condotto con successo sui ratti.
“Se si conoscono informazioni sulla codifica neuronale della memoria è possibile ripristinarla e migliorarla”
Memoria che va e viene - L’immagine che meglio spiega la natura di questa scoperta è proprio un interruttore. Un team di ricercatori del Viterbi School of Engineering dell’University of Southern California e della Wake Forest University ha infatti sviluppato una sorta di protesi in grado di restituire la memoria di un comportamento a dei ratti indotti farmacologicamente a dimenticarlo.
Ippocampo artificiale - Nell’esperimento, pubblicato sul Journal of Neural Engineering, i ricercatori hanno insegnato ai ratti a premere una leva in cambio di una ricompensa e, contemporaneamente, hanno registrato i cambiamenti nell'attività neuronale di due aree dell'ippocampo - note come CA1 e CA3 - tramite una serie di microelettrodi. L’interazione tra queste due aree regola infatti il passaggio da una memoria da breve a una a lungo termine. I ricercatori hanno quindi bloccato l’interazione tramite la somministrazione di appositi farmaci. I ratti hanno dimenticato quanto appreso: senza ippocampo non c'è memoria a lungo termine, ma solo quella a breve termine. Ecco che entra in scena la protesi: un sistema ippocampale artificiale in grado di duplicare lo schema di interazioni fra le aree CA3 e CA1. Quando il sistema è stato attivato sui i ratti, i topolini si sono ricordati come premere una leva per ottenere la ricompensa. Lo studio dimostra, in definitiva, che quando si conoscono le informazioni sulla codifica neurale della memoria, è possibile ripristinare e migliorare i processi mnemonici e cognitivi. (pp)
Silvia Ponzio