Non penso mai al futuro: arriva così presto, diceva Albert Einstein. Non sembra molto d’accordo con la massima dell'illustre premio Nobel il Politecnico di Milano che ha cercato di capire come vivremo, ci muoveremo e lavoreremo tra 20 anni. Lo ha fatto con la mostra Milano 203 3- Semi di futuro alla Triennale di Milano fino al 22 dicembre realizzata per celebrare il passato, compie 150 anni, della prestigiosa università.
I curatori della mostra (Luisa Collina, Paola Trapani e Federico Bucci) hanno scelto di raccontarci il futuro attraverso le voci di 150 immaginari cittadini milanesi che descrivono come abitano e vivono, si muovono e lavorano. Nel 2033, però.
Videoarte di servizio
I milanesi del futuro ci parlano da 12 schermi touch screen dove scorrono i loro volti: toccandone uno, questi appare immediatamente sul pavimento e inizia il racconto della sua vita, mentre schizzi e immagini proiettate a terra integrano la spiegazione.
«Sono 150 ragazzi del Politecnico, studenti oggi ventenni che nel 2033 avranno 40 anni e saranno nel pieno della loro vita produttiva - spiega Paola Trapani, una delle curatrici - Gli scenari futuri di cui parlano sono stati ipotizzati tenendo conto degli studi svolti dai diversi dipartimenti del Politecnico e di altre prestigiose università straniere negli ambiti presi in considerazione dalla mostra: dai trasporti, alla robotica, alla domotica».
I milanesi della città ben governata
I neomilanesi sono divisi in 4 gruppi: i primi sono gli abitanti della “città ben governata”, dove si vive in modo solidale: impera il cohousing, il coworking. Ci si muove solo con i mezzi pubblici, una metropolitana che va casa per casa e il bike sharing. Ma che lavori si fanno? Bio robotica e controllo mentale, per esempio.
I milanesi globali
Poi ci sono gli “abitanti” delle “piattaforme globali” in stile Facebook o Amazon: «Sono gli Zuckerberg del futuro, i nuovi manager: lavorano in imprese internazionali, lavorano in modo solidale, ma sono molto individualisti» spiega ancora Paola Trapani. Volano in giro per il mondo con elitaxi e viaggi suborbitali che li portano a New York o a Sidney in 2 ore. Vivono in case super tecnologiche (per esempio un uovo di vetro sopra un palazzo del centro) dove ogni oggetto è controllato da uno smartphone.
I milanesi lenti (che in realtà è un ossimoro)
Al terzo gruppo appartengono gli SLOC, un acronimo di Small Open Local Connected. Sono quelli che hanno fatto downshifting. Cioè hanno deciso di andare a vivere in campagna per lavorare con ritmi più lenti, dedicandosi di più ai propri affetti, alla famiglia e alla loro vita personale. Sono per lo più i pensionati.
I mila-makers
Nel quarto gruppo ci sono i makers: imprenditori individualisti, ma di dimensioni locali. Sono gli artigiani del futuro e avranno la fabbrica in casa. E come tutti i 4 gruppi sono molto attenti all’ambiente.
E gli anziani?
E che ne sarà degli attuali quaranta e cinquantenni che nel 2033 avranno 60 e 70 anni? «Continueranno a vivere con le caratteristiche dei loro gruppi – ci spiega Paola Trapani - molti decideranno di tornare al loro paese di origine. Tutti avranno una vita più facile grazie a una tecnologia più semplice. E sarà maggiore il loro impegno nel sociale. Per esempio Neda, una del gruppo SLOC accompagna i bambini a scuola e il comune le dà in cambio dei punti su una tessera per la spesa».
Lo sguardo è positivo, come spiega Giovanni Azzone, rettore del Politecnico: «Si vogliono proporre scenari che rendano il futuro progettuale, in un momento di grande incertezza e pessimismo. Perché l'intenzione era di offrire un messaggio di fiducia».
Il resto della mostra
A completare lo scenario di come saremo tra 20 anni ci sono anche oggetti che hanno precorso i tempi. Piccoli semi appunto. Sono prodotti, invenzioni e scoperte di allievi e docenti del Politecnico, che sono stati “semi di un futuro” che oggi è il nostro presente.
Milano 2033 – Semi di futuro. 150 anni del Politecnico di Milano
Fino al 22 dicembre 2013
Ingresso gratuito
La Triennale di Milano
Viale Emilio Alemagna, 6 Milano
02 724341