Scienze

Fusione fredda: a chi fa gola l'E-Cat?

Militari ed ex militari, industriali italiani e svedesi, scienziati russi e francesi, imprenditori italiani trapiantati in Cina... Tutti attorno all'Energy Catalyzer di Andrea Rossi.

Per approfondire

Il dibattito con Rossi e altre notizie: la fusione fredda su Focus.it.

Durante la conferenza stampa che ha chiuso la dimostrazione dell'impianto da 1 megawatt, il 28 ottobre, Andrea Rossi ha dichiarato di aver venduto il generatore. Il cliente era rappresentato da Domenico Fioravanti, ingegnere, colonnello del Genio in pensione, che pare abbia scelto personalmente che cosa controllare, e come, durante il test. In conferenza Fioravanti affiancava Rossi, ma non c'è stato modo di strappare neppure un indizio sull'identità dell'azienda rappresentata.

È stato un "successo raccontato", perché per quanto ne sappiamo nessun osservatore, per l'intero arco della giornata, ha avuto accesso ai dettagli tecnici della prova nonostante le attese e il clima di suspense dei giorni precedenti, che portato (o riportato) a Bologna scienziati, professionisti e forse anche potenziali partner da Francia, Cina, Svezia, Russia, Usa...

La maggior parte dei presenti si è circondata di mistero e anche a microfoni spenti è stato difficile ottenere più di una cordiale conversazione superficiale, a tratti imbarazzante... In qualche caso si sono infatti persino rifiutati di presentarsi! Nessuno ha voluto rivelare agli altri la propria "posizione": la macchina di Rossi fa gola al mercato e i commensali cercano di mantenere con la riservatezza il proprio vantaggio sui potenziali concorrenti e, probabilmente e in eguale misura, proteggersi dalle critiche se qualcosa alla fine non funzionasse a dovere.

Dopo il divorzio con Defkalion Rossi era rimasto da solo. Per colpire il mercato, l'E-Cat ha bisogno di finanziatori: alla dimostrazione del 6 ottobre erano presenti numerosi personaggi interessati a una possibile collaborazione con l'ingegnere.

Ma quello che fa gola è il generatore da 1 megawatt, protagonista di quest'ultimo test: a quanto pare le cose si stanno mettendo per il meglio per Rossi, che in pubblico e alla presenza del rappresentante del suo cliente ha dichiarato di aver venduto il suo impianto.

Il 28 ottobre c'era anche un "osservatore" di Ansaldo Energia, Andrea Di Vita, fisico, che ha risposto ad alcune delle nostre domande.

Focus - A che cosa si deve la sua presenza al test di oggi?
Andrea Di Vita - Sono qui perché mi sono sempre occupato per lavoro delle ricerche bibliografiche sulla fusione fredda. Credo che in questo ambito Rossi abbia un punto di forza e un punto di debolezza: il punto di forza è che ha dei precedenti. Il punto di debolezza è la segretezza: chi tiene un segreto lo fa perché ha qualcosa da nascondere, fosse anche solo il segreto industriale.
F. - Quindi Ansaldo è interessata ad aprire con Rossi una trattativa commerciale?
A.D.V. - Anzitutto bisogna capire se la tecnologia funziona. Su questo ancora non c'è accordo, nemmeno nel mondo accademico. Prima di Rossi ci stati altri scienziati che hanno dichiarato di aver raggiunto dei risultati interessanti nell'ambito della fusione fredda: Piantelli, Focardi, Arata e molti altri, ma nessuno è mai riuscito a provare nulla in modo definitivo.
F. - Che cosa servirebbe per sbloccare questo circolo vizioso?
A.D.V. - Servirebbe che Rossi rinunciasse al brevetto. Mi sembra l'unico modo: come ha fatto Sabin, lo scopritore del vaccino antipolio. Rinunciando al brevetto ha permesso di contenere il prezzo del vaccino, salvando un sacco di persone, e ha lasciato che in tutto il mondo gli scienziati potessero studiare i suoi risultati.

Per quello che ha visto, funziona? Ansaldo ha con Rossi accordi per il finanziamento o l'acquisto di questa tecnologia? Prevede di averne? Ansaldo è un colosso: ora crede alla fusione fredda? ... Queste e altre domande restano senza risposta.

Ogni riferimento a persone o istituzioni esistenti è puramente casuale.

Anche loro, il 28 come il 6 ottobre, hanno la bocca cucita (e lo dicono apertamente...). Il professor Loris Ferrari, fisico teorico all'Università di Bologna, vorrebbe parlare ma dice di essere «vincolato da un accordo di riservatezza»: si dichiara «molto dispiaciuto» per questo atteggiamento da giallo industriale del padrone di casa e auspica una maggiore chiarezza e trasparenza sia da parte di Rossi sia da parte dell'Università di Bologna, che, come tiene a sottolineare più volte, «non è ufficialmente presente ai test: gli scienziati del Dipartimento di fisica sono lì perché invitati dall'ingegner Rossi a titolo personale».

Tuttavia, riferendosi allo studio dell'E-Cat, che dovrebbe appunto essere affidato al Dipartimento di fisica della sua Università, Ferrari ritiene che i rapporti tra Rossi e l'università stessa si sbloccheranno rapidamente, forse entro la fine dell'anno, e chiude con la frase che sembra il refrain di questo romanzo: «Presto ne sapremo di più!».

Sergio Focardi, 79 anni, "padre" delle reazioni nichel-idrogeno in Italia, è visibilmente affaticato e si tiene in disparte; Giuseppe Levi, fisico sperimentale, collega di Ferrari a Bologna, è inavvicinabile. Finché non decide di lanciarsi in un'accorata promozione dell'invenzione di Rossi: siamo sorpresi dalla ferma fiducia dello scienziato nell'E-Cat, in contrasto con la cautela di tanti altri ricercatori, perché non ci risulta che abbia ancora avuto la possibilità di studiare la macchina e lui, interrogato, afferma di saperne quanto noi.

A titolo personale c'era anche Christos Stremmenos, chimico fisico, già ambasciatore di Grecia in Italia e, fino allo scorso agosto, vicepresidente delegato di Defkalion: una carica "onoraria" che si dice detenga ancora, ma dall'interessato non arrivano né conferme né smentite. Qualcosa non quadra: Rossi e Defkalion hanno divorziato, ma i rapporti con Stremmenos sembrano idilliaci, tant'è che al test del 6 ottobre il chimico aveva chiuso la giornata declamando - in greco! - all'inventore i primi versi dell'Odissea. Alla domanda sul perché della rottura tra Rossi e Defkalion, risponde con la solita formula: «No comment. Posso solo dire che sono ragioni di tipo finanziario. Ma sono un ottimista e credo in questa tecnologia».

Perché tutti questi segreti? Il nostro anfitrione, inventore instancabile (Journal of Nuclear Physics) ma non molto fortunato (ingandrearossi.com), punta al brevetto internazionale per l'E-Cat (Wipo, Epo, Ip). Brevetto che, allo stato attuale dei fatti, potrebbe non arrivare: Rossi ha fornito infatti solo un progetto di massima, sorvolando sui dettagli del suo reattore. Per quale motivo? Il parere di Loris Ferrari riassume quello di tutti i presenti: l'ingegnere non vuole rischiare che qualcuno rubi la sua tecnologia. Una volta depositati all'ufficio brevetti, i progetti sono pubblici; ed è opinione diffusa che l'idea di Rossi sia così semplice che una volta svelata chiunque potrebbe riprodurla nella cantina di casa. C'è poi chi sostiene anche che non abbia inventato nulla, ma trovato il modo per combinare in modo efficace soluzioni o tecnologie note: per costoro l'E-Cat non si può brevettare, allo stesso modo in cui non si può brevettare un'automobile, anche se è la migliore in circolazione. Per i sostenitori di entrambe le posizioni, Rossi cerca dunque ogni modo possibile per proteggere un segreto fragile.

Sono qui per fare l'avvocato del diavolo, ma la produzione di energia la darei per scontata.

Lei era presente al test del 6: che cosa è cambiato?
C'è stato un aumento della potenza prodotta, che è passata da qualche kW a 1MW. [In serata Andrea Rossi ha poi detto di aver dovuto ridurre la potenza, vedi La fusione fredda su Focus.it.]

Che cosa si può fare con un megawatt di potenza?
Comincia a essere una potenza importante: per esempio, potrebbe far funzionare una grossa nave. Siamo già a un livello di produzione più che interessante dal punto di vista dell'industria, e che potrebbe anche riguardare la collettività; naturalmente, se tutto questo verrà confermato dagli esperimenti che si spera di poter fare adeguatamente in futuro, quando potremo accertare lo schema di funzionamento della macchina in tutti i suoi dettagli.

Ci sono stati sviluppi nei rapporti tra l'ingegner Rossi e l'Università di Bologna?
No, non ancora, ma ci sono stati sviluppi nei rapporti informali tra l'Università di Bologna e quella di Uppsala, in Svezia, con la quale siamo in contatto per poter fare una ricerca congiunta su questo argomento. [Durante la conferenza stampa Rossi ha dichiarato che prevede di poter avviare la collaborazione con l'Università di Bologna entro la fine dell'anno.]

Qual è il ruolo dell'Università di Uppsala?
Più o meno lo stesso dell'Università di Bologna, però loro mettono in campo altre esperienze: a Uppsala si occupano da molto tempo di un tipo di interazione fra chimica tradizionale e chimica nucleare che potrebbe formire una possibile chiave per spiegare il fenomeno che avviene nel reattore di Rossi. Naturalmente questo rimane sul piano delle ipotesi, è ancora tutto da verificare.

Oggi è presente qualcuno dell'Università di Uppsala?
No, non sono potuti venire perché questo test è stato annunciato con una certa fretta e non hanno fatto in tempo a organizzarsi, ma siamo in contatto sistematicamente.

Qual è il suo ruolo in questa vicenda?
Per il momento faccio l'avvocato del diavolo! Naturalmente, essendo un teorico non ho i titoli per parlare di aspetti sperimentali. Ma è naturale che si discuta anche di possibili spiegazioni fisiche del fenomeno, e allora entro in gioco io: vado a cercare i punti deboli di teorie e ipotesi. Una critica delle idee, delle teorie e delle ipotesi è fondamentale per ottenere credibilità e attendibilità nei risultati. [ride] Ecco, per il momento io sono quello che cerca di smontare le idee degli altri...

Lei sa come funziona la macchina?
No. Ho idea di come viene avviata e della procedura da seguire per renderla operativa, però non so nulla del suo funzionamento intimo.

Che cosa si aspetta di vedere in questa occasione?
Più o meno quello che ho visto. A parte alcune variazioni logistiche dovute alle dimesioni della macchina, questa presentazione è simile a quelle a cui ho già assistito nei mesi scorsi.

Anche i metodi di misurazione sono gli stessi?
No, questa volta sono diversi perché, per quanto mi risulta, non c'è una misura diretta del quantitativo di energia prodotta: questo quantitativo è molto elevato e viene stimato attraverso il funzionamento di dissipatori di calore come quelli in uso sui transatlantici. Sono due dissipatori da 500mila Watt ciascuno, che sommano un totale di 1 megawatt e dissipano in aria l'energia prodotta dalla macchina, senza la possibilità di una misura precisa.

Che cosa sta facendo adesso l'E-Cat? [Erano circa le 13:00]
È stato da poco messo in autosostentamento, cioè disconnesso dalla fonte primaria di energia che riscalda i vari E-Cat. A questo punto sta procedendo autonomamente: sta producendo energia a livello endogeno, senza alcun input dall'esterno.

Quali sono le sue impressioni generali su questa giornata?
Come ho sempre detto, sono ottimista su questo fenomeno. Mi rimane il desiderio, inappagato fino a questo momento, di vedere le cose dal punto di vista non dell'ingegnere o dell'industriale, ma dello scienziato: magari su scala più piccola ma con la possibilità di fare misure molto più accurate e di controllare quelle che ritengo le fasi cruciali del processo, cioè accensione e spegnimento. La fase di produzione di energia come tale, a questo punto, la darei per scontata. Per quanto riguarda la comprensione delle ragioni che possono portare alla produzione di questa energia, le fasi più interessanti sono proprio quelle di accensione e spegnimento, che non a caso l'ingegner Rossi tiene segretissime.

Vorrei vedere uno di questi generatori scaldare un grande albergo, con le saune e le piscine del suo centro benessere: questa sì che sarebbe una pubblicità efficace!

Di che cosa si occupa la sua azienda, la Inega?
Inega vende energia prodotta con fonti rinnovabili, come idroelettrico e fotovoltaico, e ovviamente mi interessa questa nuova fonte di energia, che sembra molto democratica!

È la prima volta che vede l'E-Cat?
Sì. Cercavo un contatto con l'ingegner Rossi, ma mi interessava anche vedere se il test di questo grande generatore procede nel modo programmato. Volevo essere presente il giorno della prova per cercare di capire, come tanti del resto, se questa è un'invenzione concreta con dei risvolti pratici in un futuro non troppo lontano. E voglio capire se questa prospettiva è reale o se ci vorranno ancora degli anni per arrivare a un risultato commerciale.

È soddisfatto di come sta andando il test?
È presto per dirlo: la macchina deve funzionare per molte ore e senza problemi. Mi sembra di capire che Rossi vuole avere una collaborazione con le università di Bologna e Uppsala per certificare la propria macchina; qualcuno deve firmare che la macchina funziona sotto certi parametri, che non è pericolosa e che se usata in modo adeguato può funzionare e dare energia per un preciso periodo di tempo. Attualmente Rossi non ha ancora abbastanza esperienza con la sua invenzione, per cui non può certificare tutto questo.

Qual è il verdetto?
Ho fatto le mie considerazioni e credo che se questa è una macchina in grado di produrre calore per un lungo periodo senza troppi costi di manutenzione allora si può concretamente pensare a una commercializzazione.

Comprerebbe l'E-Cat per usarlo come generatore, accanto, o al posto di una centrale idroelettrica, eolica o fotovoltaica?
Mi sembra di aver capito che per adesso una macchina da 1 MW costi 2 milioni di euro... Per riuscire a produrre una quantità di energia termica che valga questa somma, bisogna che funzioni per un lungo periodo, autonomamente, senza ulteriori costi di personale e senza interventi tecnici. Il dispositivo presentato da Rossi è ancora lontano da questo. Siamo lontani da un prodotto industriale per tutti i consumatori, sia per il costo troppo elevato, sia per la fattura ancora troppo artigianale, sia per mancanza di certificazioni e garanzie. Rimane perciò molta strada da fare dal punto di vista tecnico. Anche sotto l'aspetto ecologico bisogna chiarire se, come e a quale costo l'apparecchio possa essere riciclato.

Quindi la sua risposta è... no?
Al contrario, sono fiducioso che Rossi riuscirà a risolvere questi problemi, se il principio di funzionamento e i costi dei materiali impiegati sono veritieri. Sono entusiasta di questa invenzione perché abito in una regione, la Val Gardena, in cui per 10 mesi all'anno accendiamo le caldaie. E poi abbiamo alberghi e "centri benessere" che consumano un sacco di energia. Forse sarebbe proprio qui che bisognerebbe installare uno dei primi impianti commerciali: sarebbe una trovata di marketing eccezionale! Immagini l'E-Cat che scalda un albergo rinomato; sicuramente farebbe molta più presa che non un E-Cat che fornisca energia termica per una serra o un processo industriale qualsiasi. Mi piacerebbe contattare Rossi per parlare di una collaborazione in questo senso.

15 novembre 2011 Irene Zreick
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