Non esiste un modo di drogarsi senza farsi del male: i giovani non lo capiscono, non lo sanno, non ci vogliono pensare. Produttori e spacciatori ne approfittano, mentre a genitori, psicologi e insegnanti sembra sempre mancare la parola giusta per fare la differenza. La droga può uccidere, lo sappiamo, e quando non uccide può provocare disturbi mentali e psicosi, soprattutto nei più giovani e negli adolescenti perché il loro cervello è ancora in via di sviluppo. Gli psichiatri sono in allarme: sempre più ospedali hanno reparti ad hoc per minorenni ricoverati per crisi psicotiche e altri disturbi correlati all'assunzione di stupefacenti.
Troppi giovani e troppi adulti non sono consapevoli di che cosa sia, di che cosa ci sia dentro quella cosa che si accingono a prendere. Le siringhe sopravvivono ancora, ma sono fuori moda: non hanno chance nel confronto con pasticche, liquidi e polveri dai nomi accattivanti che dicono tutto tranne la verità. Certo non sono tutte uguali: il "profilo di rischio" cambia a seconda della molecola, e anche del contesto in cui sono prese, ma non ce n'è una che sia per davvero innocua. Addirittura, alcune possono rovinare per sempre e persino uccidere anche se prese una sola volta. Qui sotto, riportiamo l'inchiesta Dentro le droghe (Focus 328, febbraio 2020): Raffaella Procenzano, giornalista di Focus, è entrata nel Laboratorio di analisi sugli stupefacenti dei Carabinieri, per capire che cosa c'è nelle sostanze in commercio e qual è il loro effetto [Fabrizia Sacchetti].
Dentro le droghe, di Raffaella Procenzano
L'apparecchio ci mette tre minuti e mezzo per scovarle. Ed eccole lì, le molecole di cocaina, evidentissime: il rivelatore le ha separate da tutto il resto. Quello che si vede sul monitor è un picco su un grafico, come se un encefalogramma piatto avesse avuto un improvviso sussulto. L'altezza e l'area di quel picco dà in automatico la concentrazione di coca all'interno del campione: più il picco è grande, più la sostanza è pura.
Il "campione" è una bustina di polvere bianca, una dose pronta all'uso sequestrata a uno spacciatore in zona Navigli. Nel Laboratorio di analisi delle sostanze stupefacenti (L.A.S.S.) dei Carabinieri che si trova nella caserma Montebello di Milano, di campioni come questo se ne esaminano fino a 3.000 all'anno e i risultati vengono inviati a 8 procure lombarde.
marijuana, hashish e anfetamine .
«Dobbiamo analizzare tutto quello che viene sequestrato dai colleghi che fanno le indagini: marijuana, hashish, cocaina, eroina, anfetamine e altre sostanze in circolazione nella Lombardia Occidentale. Non appena il giudice convalida il sequestro, noi ne preleviamo una piccolissima quantità (pochi grammi) che ci serve per le analisi e restituiamo subito agli investigatori il resto», spiega il maggiore Christian Marchetti, che coordina l'attività del Laboratorio.
«La relazione che contiene il risultato delle analisi viene poi inviata al Comando e alla procura competente, in modo che al momento del processo diventi una prova a carico dell'accusato. In qualche caso chi dei nostri esperti ha compilato la relazione viene chiamato a testimoniare, se il giudice o la difesa lo richiedono. Può succedere quando l'analisi riguarda nuove droghe sintetiche e le parti del processo non hanno chiaro di che si tratta».
L'anti-vermi per cani. Il Laboratorio milanese dei Carabinieri è dunque un ottimo punto di osservazione per scoprire che cosa, in questo momento, è in circolazione sul "mercato" e soprattutto capire nel dettaglio il contenuto delle sostanze che sempre più persone, specialmente ragazzi, consumano (vedi dati a destra). Spesso senza sapere con precisione che cosa siano e quali effetti possano dare.
«In questi ultimi anni sono cambiate molte cose: i derivati della cannabis, marijuana e hashish, sono diventati molto più potenti, anche il doppio di quello che erano solo 5 anni fa, e 4-6 volte tanto rispetto all'"erba" in circolazione negli anni '70», dice il maresciallo Dario Montinaro, responsabile del Laboratorio.
Eroina e cocaina. «Al contrario, eroina e cocaina in circolazione sono sempre meno pure. La coca si trova spesso tagliata al 20-30%. L'eroina anche all'80%. Le dosi, oltre allo stupefacente, contengono quindi altissime quantità di sostanze di tutti i tipi: anestetici come la lidocaina, antidepressivi come la nortriptilina, antidolorifici come la fenacetina. Nella cocaina si trova spesso il tetramisolo, che in realtà è un vermicida per uso veterinario, ma che evita le ulcerazioni alla mucosa del naso». Per non avere narici arrossate o fuoriuscite di sangue dal naso "da cocainomane", quindi, il prezzo da pagare è dunque sniffare un po' di anti-vermi per i cani.
La funzione dei "tagli". Anche altri componenti dei "tagli" hanno in realtà una funzione: da quando per esempio all'eroina viene aggiunta la caffeina, che è un eccitante e contrasta l'effetto rilassante degli oppiacei, sono diminuite di molto le vittime di overdose perché è più difficile che si arrivi alla depressione respiratoria e quindi alla morte.
«Trafficanti e spacciatori non hanno alcun vantaggio a perdere consumatori, non solo perché ovviamente avrebbero un acquirente in meno, ma soprattutto perché attirerebbero un'intensificazione delle indagini delle forze dell'ordine. E se possono evitarlo aggiungendo un ingrediente, lo fanno», chiosa Montinaro.
Per scindere questi cocktail e scoprirne tutti i componenti, gli esperti del L.A.S.S. utilizzano un apparecchio dal nome complicato: è un gascromatografo interfacciato con uno spettrometro di massa. Riesce a separare i vari tipi di molecole che si trovano nei preparati stupefacenti, a seconda del tempo che impiegano per attraversare, misti a elio, un tubicino lungo circa 30 metri che si trova all'interno dell'apparecchio.
Poiché di ogni sostanza nota si conosce il tempo che ci mette ad arrivare al rivelatore che si trova in fondo al tubicino, l'apparecchio riconosce la molecola e le dà un nome, oltre che misurarne la quantità. «Il problema arriva quando una molecola non è già nota, ma succede raramente. Anche se all'estero (Cina, Canada e alcuni Paesi europei) esistono laboratori clandestini che sfornano continuamente nuove sostanze», fa notare l'appuntato scelto Simonluca Salvatori, che lavora con Montinaro.
Il database delle sostanze. Il Laboratorio dei Carabinieri, come tutti gli altri (ospedalieri e non) autorizzati a questo tipo di analisi sono infatti connessi con la "libreria" gestita dal Centro europeo per l'allerta sulle droghe. Si tratta di un database aggiornato praticamente in tempo reale: ogni volta che viene sequestrata una nuova sostanza riconosciuta dopo l'analisi chimica come sostanza psicoattiva, questa viene inserita in elenco, in modo che diventi illegale e che i laboratori di tutta Europa possano confrontarne la molecola con quelle che analizzano. Visto che l'Italia non è un Paese produttore di nuove droghe, ma un ricevente, di solito le sostanze in circolazione nella Penisola sono state già identificate in un altro Paese europeo e quindi sono presenti nel database.
nel Dark web. Ma ci sono delle eccezioni. Due, clamorose, hanno riguardato due diversi derivati del fentanil, un farmaco molto potente utilizzato in anestesia e per le cure palliative. In Nord America e in Germania viene anche usato come stupefacente o per tagliare l'eroina, e per questo ha provocato parecchie vittime (per esempio il cantante Prince). «I consumatori pensano di assumere eroina, ma il fentanil è almeno 100 volte più potente. La morte per overdose diventa quindi molto comune. È talmente pericoloso che negli Usa sono finiti in ospedale alcuni poliziotti solo per averlo toccato senza guanti o inalato senza volerlo», racconta Marchetti.
In Italia questo "taglio" dell'eroina non è ancora arrivato nelle piazze, ma negli ultimi due anni ha fatto ugualmente due vittime, entrambe in Lombardia. Due uomini che se lo erano procurato online, su siti del Dark Web, la parte di Internet in cui si entra solo con appositi browser.
«Ci siamo occupati del caso più recente, avvenuto nel giugno del 2018: abbiamo analizzato diverse polveri e farmaci trovati a casa della vittima, deceduta con la siringa ancora infilata nel braccio. Di sicuro non sapeva di essersi iniettato un fentanile oppure aveva sbagliato la dose», spiega Montinaro. «Uno dei campioni analizzati ci aveva dato un picco che non corrispondeva a nessuna sostanza nota all'apparecchio ma poi, scaricando l'aggiornamento della libreria europea delle sostanze, lo abbiamo identificato come furanilfentanile. E abbiamo segnalato la presenza in Italia di questa molecola all'Osservatorio europeo sulle droghe».
Dell'altro caso, avvenuto circa un anno prima, si era invece occupato il Laboratorio di Tossicologia forense dell'Università di Milano, che al contrario di quello dei Carabinieri oltre alle sostanze stupefacenti analizza anche campioni biologici (capelli, sangue, urine) alla ricerca dei residui di droghe e alcol. «Anche noi abbiamo trattato una vittima di overdose; era un tossicodipendenteche probabilmente si era procurato la sostanza via Web, acquistandola come eroina "tradizionale".
Bustine letali. Analizzando il contenuto di una bustina di polvere trovata a fianco del cadavere, i nostri strumenti ci hanno subito rivelato che si trattava di una sostanza ignota. Dopo vari approfondimenti abbiamo dedotto che si trattasse di un derivato del fentanile, ma di un tipo non circolante in Italia. Abbiamo studiato la struttura chimica dei frammenti della molecola, che si formano all'interno dello spettrometro di massa, e siamo risaliti alla struttura dell'ocfentanil, un derivato sconosciuto nel nostro Paese ma rilevato in un paio di casi in Belgio e in Olanda, di potenza pari a 200 volte quella dell'eroina», racconta Marica Orioli, che dirige il Laboratorio milanese di Tossicologia forense.
La vera sfida degli inquirenti e dei tossicologi oggi non sono le droghe tradizionali (anfetamine comprese), anche se è vero che le sostanze in circolazione sono sempre più potenti e sempre più diffuse. La sfida sono i prodotti di sintesi che "escono sul mercato" in continuazione. «In Cina e in altri Paesi i laboratori clandestini ne sintetizzano una nuova alla settimana, effettuando piccole modifiche chimiche alle sostanze note. All'inizio, finché la molecola che contiene il principio attivo non viene identificata per la prima volta, può sfuggire alle analisi e circolare liberamente, perché non ancora inserita tra le sostanze illegali.
Ma di queste sostanze, a volte vendute perfino come incensi o fertilizzanti con la scritta "non per uso umano" che rende più difficili i controlli, spesso non si conoscono gli effetti sul cervello o su altri organi. Così, in caso di ricovero per overdose i medici non sanno che fare», sottolinea Marica Orioli.
attacchi psicotici. Tra i più pericolosi, e molto diffusi tra i giovanissimi, ci sono i cosiddetti cannabinoidi sintetici (spice, k2 ecc...): «Sono molecole simili negli effetti ai principi attivi della cannabis, come il Thc. Vengono spruzzate sotto forma di goccioline finissime su materiale vegetale di diverso tipo (a volte sulla marijuana stessa) per poi essere fumate, o inalate nelle sigarette elettroniche. Sono fortemente sospettate di essere la causa dell'aumento di accessi al pronto soccorso, che si è avuto in questi ultimi anni, per attacchi di psicosi tra persone (soprattutto giovani) che non avevano mai avuto questo tipo di disturbo. Si tratta infatti di sostanze dagli effetti imprevedibili sul cervello», conclude la tossicologa. Con conseguenze devastanti, perché se dalla dipendenza ci si può disintossicare, da una psicosi di solito non si guarisce.