Ad Ada Lovelace, matematica londinese e prima programmatrice della storia va il merito di avere sviluppato ciò che viene considerato il primo software, nel 1843, e di avere capito che le macchine computazionali avrebbero potuto trascendere il campo dei soli numeri elaborando qualunque tipo di informazione, dalle parole, alle immagini, alla musica. Augusta Ada Byron (Ada Lovelace, classe 1815) ha previsto un secolo e mezzo fa il ruolo del moderno computer, cogliendo anche l'aspetto più poetico della scienza.
1. La famiglia
Ada Lovelace nasce a Londra il 10 dicembre 1815: suo padre, George Byron (poeta e politico), abbandonò la famiglia con Ada ancora in fasce e non ebbe su di lei alcuna influenza educativa diretta; la madre, Anne Isabella Millbanke, matematica, fece al contrario ogni sforzo per orientare l'educazione di Ada alla matematica, proteggendola dai "rischi" degli studi umanistici, che Isabella associava alle pessime esperienze familiari con Byron. Ed è così che la Lovelace iniziò ad appassionarsi alla materia, dimostrandosi anche molto portata.
2. Il lavoro con Babbage
Nel 1834 Ada incontrò il matematico Charles Babbage a una festa nei salotti londinesi dove si riuniva la crème del mondo scientifico. Ada si incuriosì in particolare quando Babbage mostrò agli invitati la macchina differenziale alla quale stava lavorando, uno strumento meccanico capace di risolvere ogni tipo di funzione polinomiale sfruttando il metodo delle differenze finite. Il matematico venne colpito dall'intelligenza della giovane e così i due iniziarono a collaborare a distanza, nonostante i 24 anni di età che li separavano.
Qualche anno dopo, nel 1837, Babbage presentò il suo nuovo progetto: una macchina analitica fondata su un sistema di schede perforate (su modello di quelle usate nel telaio di Jaquard) capace di svolgere qualsiasi operazione. Ada sostenne l'idea di Babbage, approfittando dell'occasione per avviare con lui una collaborazione più stretta.
3. Le note
Dopo la presentazione del progetto di macchina analitica a Torino, nel 1842, l'ingegnere Luigi Menabrea scrisse un articolo sul suo funzionamento. Babbage propose ad Ada di tradurlo, consentendole anche di aggiungervi alcune note personali. Il risultato fu una serie di commenti illuminanti sullo scopo della macchina - che secondo Ada avrebbe potuto elaborare anche informazioni non numeriche - e sui limiti dell'intelligenza artificiale, pubblicati su "Scientific Memoirs" nel 1843.
4. Il primo software
Nella "Nota G" alla famosa traduzione, la Lovelace ideò e descrisse un algoritmo (una serie finita di istruzioni per risolvere un problema) che doveva permettere alla macchina analitica di calcolare un elemento della serie dei numeri di Bernoulli senza dover calcolare i suoi precedenti.
A partire da una funzione definita da Babbage, Ada riuscì quindi a sviluppare il primo programma per un calcolatore: il primo esempio di software della storia. Fu la scoperta più innovativa della scienziata, che gettò le basi della moderna informatica.
5. Arte e scienza
Dagli scritti di Ada si percepisce la sua intuizione della relazione tra numeri e natura, tra poesia e matematica. La sua comprensione, in un certo senso più calda e femminile, delle connessioni tra il mondo reale e quello dei calcoli fece di lei un unicum in un panorama scientifico maschile.