E se del dinosauro più famoso e ammirato di sempre non conoscessimo realmente neppure il nome? Un molto dibattuto articolo pubblicato su Evolutionary Biology propone di suddividere l'animale che attualmente chiamiamo Tyrannosaurus rex in tre specie distinte: al T. rex si aggiungerebbero due "compagni di casata", il Tyrannosaurus imperator e il Tyrannosaurus regina.
L'idea è stata avanzata da tre scienziati guidati da Gregory Paul, paleontologo indipendente e paleoartista, sulla base dell'analisi di alcune caratteristiche anatomiche dei fossili di 38 esemplari di T. rex, in particolare il numero degli incisivi frontali nella mascella inferiore e la robustezza delle ossa del femore.
LA dinastia dalle zampe corte. Il terzetto di scienziati sostiene di aver trovato differenze tali in queste caratteristiche, e per una durata di tempo sufficiente, da rendere possibile la distinzione in tre specie separate: il più arcaico T. imperator, che presenta quattro piccoli incisivi separati nella parte frontale dell'arcata inferiore di denti nonché femori molto spessi; e due specie più recenti e con due soli incisivi nella mandibola, il T. regina (con femori più leggeri e sottili) e il T. rex, che ha una struttura ossea più massiccia.
Classificare: un lavoro certosino. Il T. rex era un predatore al vertice della catena alimentare vissuto in Nord America 68-66 milioni di anni fa. La maggior parte dei fossili conosciuti è venuta alla luce a partire dal 1902 nella Formazione Hell Creek, un sito geologico tra Montana, Wyoming, Dakota del Nord e Dakota del Sud un tempo raggiunto da un fiume che depositava qui tutti i sedimenti incontrati nel suo cammino. A lungo rappresentato da due soli esemplari, fino al boom di scoperte degli Anni '90, il genere Tyrannosaurus è stato definito da una sola specie, il Tyrannosaurus rex.
Come spiegato sul New York Times, distinguere tra una specie e l'altra non è semplice nemmeno per gli animali in vita: di solito ci si basa su caratteristiche anatomiche e differenze genetiche, ma specie separate possono accoppiarsi, e tra animali di una stessa specie possono esserci grosse differenze anatomiche o vaste distanze geografiche.
Nel caso dei dinosauri, in assenza di Dna preistorico - non siamo in Jurassic Park! - bisogna accontentarsi di analizzare le differenze anatomiche tra fossili. Ma le ossa possono essere incomplete, deteriorate e appartenute a esemplari di età e genere diversi. Tutto questo può portare ad assegnare più nomi allo stesso animale, o a correggere e mandare nel dimenticatoio antichi nomi o, ancora, a riabilitarli alla luce di nuove scoperte (è accaduto qualcosa del genere al brontosauro).
Tutti d'accordo? Insomma. La nuova proposta di classificazione piomberebbe come una rivoluzione sulle targhette dei musei: Sue, il famoso scheletro di tirannosauro del Field Museum di Chicago, non sarebbe un T. rex ma un T. imperator, mentre Stan, il tirannosauro più grande al mondo battuto all'asta per 27 milioni di euro e ospitato per una settimana alla Stazione Centrale di Milano nel 2018, sarebbe invece un T. regina.
Le conclusioni dell'articolo lasciano però perplessi molti paleontologi, che considerano le differenze anatomiche alla base della distinzione vaghe e poco convincenti: secondo Jingmai O'Connor, curatrice della sezione fossili di rettili del Field Museum di Chicago, non ci sarebbe una chiara separazione tra le dimensioni dei femori delle tre specie, né tra i periodi in cui i tre membri della dinastia sarebbero vissuti.
Di uguale parere è Thomas Carr, del Carthage College (Wisconsin), autore di un'analisi anatomica di ogni fossile noto di T. rex nel 2020: nel suo lavoro non emerge nessuna corrispondenza con le tre specie individuate dal nuovo studio. Le stesse perplessità hanno spinto Philip Currie, paleontologo dell'Università di Alberta (Canada), inizialmente tra gli autori dell'articolo, a far togliere il proprio nome dalla pubblicazione, in attesa di maggiori evidenze sull'ipotesi di tripartizione.